Economia

Dieselgate, VW se la cava Parola alla Cassazione

Respinto il ricorso di un automobilista per il rimborso, l'Appello dà ragione a Volkswagen

Dieselgate, VW se la cava Parola alla Cassazione

Berlino È come una lunga partita a tennis con molti game e set. Martedì la giustizia tedesca ha assegnato un punto ai costruttori di autoveicoli diesel: la corte di appello di Braunschweig, in Bassa Sassonia, ha confermato la sentenza con cui il tribunale di Brunswick, anche questo in Bassa Sassonia, aveva respinto la richiesta di un ex cliente di Volkswagen. Il ricorrente aveva comprato una vettura diesel della casa tedesca, ma venuto a conoscenza dello scandalo delle emissioni taroccate aveva chiesto a VW di rimborsare il prezzo dell'auto che, evidentemente, non avrebbe comprato se avesse saputo quanto inquinava. Nella sua richiesta di rimborso, l'ex cliente della casa di Wolfsburg è rappresentato da myRight, un'associazione di consumatori investita da 35mila domande di risarcimento da parte dei proprietari di altrettanti veicoli diesel. VW ha accolto favorevolmente la sentenza dell'Oberlandesgericht di Braunschweig, ma gli avvocati di myRight preparano l'affondo finale alla Corte di Cassazione federale, più lontana dalla Bassa Sassonia (il Land detiene oltre il 20% di Volkswagen) e dagli impianti del gruppo.

«Avevamo già messo in conto la sentenza di respingimento ma siamo ottimisti perché la corte di appello ha anche stabilito che il ricorso in Cassazione è esperibile, e questo non lo davamo per scontato», ha spiegato a il Giornale l'avvocato Lene Kohl. Kohl lavora per Hausfeld, un importante studio legale americano, il cui braccio tedesco supporta myRight nella sua azione collettiva contro VW. I successi non mancano: giorni fa il tribunale di Krefeld, in Nord Reno-Westfalia, ha deciso in primo grado a favore del ricorrente «anche se l'uomo aveva già rivenduto la sua auto», ha aggiunto Kohl.

La scorsa settimana il quotidiano berlinese Taz aveva fatto le pulci ai dati diffusi in numerose apparizioni televisive dall'ex presidente della Società tedesca di Pneumologia Dieter Köhler: spacciatosi per un esperto di polveri sottili ma in materia non aveva alcuna pubblicazione alle spalle il medico in pensione aveva sostenuto che le emissioni diesel non facciano poi così male. Quando la Taz gli ha chiesto chiarimenti, il luminare ha ammesso che i suoi dati erano sballati. In quel caso il punto era stato assegnato a mezzo stampa ai consumatori gabbati.

A chiudere il match dovrà intervenire a questo punto la Cassazione: alla casa di Wolfsburg, myRight chiede 800 milioni in risarcimenti ai propri assistiti.

A differenza di quella più recente intentata dall'Automobil club tedesco (Adac) contro VW, quella di myRight non è propriamente una class action ma la somma di tante azioni analoghe: la pratica della class action è ammessa in Germania solo dallo scorso novembre.

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