Politica

Giornalisti «intolleranti», arriva la maxi multa

Le regole per conduttori tv, ospiti in studio e pubblico: sanzioni fino a 250mila euro

Nino Materi

Un decalogo tragicomico. Tragico perché affronta un tema drammaticamente serio come «l'odio razziale»; comico perché questo tema viene affrontato dal Garante delle Comunicazioni (AgCom) con una specie di vademecum involontariamente risibile.

Destinatario del decalogo (il realtà le raccomandazioni sono otto) sono «conduttori e giornalisti tv»: categoria che l'AgCom ritiene, chissà perché, tutta concentrata a seminare i germi marci dell'intolleranza.

Ecco i punti su cui il Garante concentrerà il suo controllo (le aziende editoriali che sgarrano rischiano multe «da 10 mila fino a 250 mila euro»: 1) lo stile di conduzione del giornalista o del presentatore; 2) il titolo dei servizi giornalistici, le immagini, le scritte in sovraimpressione; 3) le dichiarazioni degli ospiti e degli opinionisti in studio; 4) le contromisure del giornalista quando un ospite pronuncerà parole di odio; 5) le reazioni degli altri ospiti della trasmissione; 6) la condotta del pubblico in studio (come applausi o fischi); 7) i contenuti degli sms che, eventualmente, lo spettatore spedirà da casa; 8) la presenza di rappresentanti di migranti o donne, a garanzia del pluralismo. Vi sembrano logiche e, soprattutto, applicabili norme di questo tenore? Al Garante, evidentemente, sì. Ne è talmente convinto da introdurre «un monitoraggio attento delle trasmissioni»: una specie di VAR per rivedere al rallentatore frasi, singole parole ed espressioni del viso riconducibili a sentimenti di razzismo.

Dove finisca il libero diritto di opinione e cominci l'invettiva sanzionabile pecuniariamente lo deciderà il gran giurì della comunicazione (del resto, in Italia, un gran giurì non si nega a nessuno). Ma in base a quali criteri il Garante «monitorerà» i video-discriminatori? Criteri ideologici? Politici? Morali?

Dire, ad esempio, in tv che i «porti devono essere chiusi ai migranti» rientra nella categoria delle frasi a rischio-multa o nell'esercizio dell'articolo 21 della Costituzione? Mistero.

Non è invece un mistero il pregiudizio che La Repubblica nutre nei riguardi di certe testate. Ne sia riprova un dettaglio - anch'esso tragicomico - con cui l'edizione online del quotidiano ha presentato il vademecum AgCom corredandolo col titoletto «Quel faro acceso su Rete4»; come se i programmi di Rete4 fossero quelli più bisognosi di rispettare il regolamento antirazzista del Garante.

«Le emittenti - precisa l'AgCom -, diffidate dal continuare la loro politica dell'intolleranza, alla fine saranno multate se indifferenti ai richiami. I nuovi vincoli scatteranno anche per le piattaforme di condivisione di video, a partire da YouTube, e per le radio».

Servirà a limitare i tanti - troppi - programmi dove si urla tanto per fare casino? Dimostrando odio razziale verso una minoranza etnica: i telespettatori col cervello.

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