Salute

La musica corre in aiuto dei ragazzi con autismo

Medici e musicisti aiutano nell’orientamento alla professione

 La musica corre in aiuto dei ragazzi con autismo

La musica può aiutare i ragazzi con autismo nella professione del futuro. Studiare musica infatti riuscirebbe a stimolare la memoria e l’orecchio musicale. E quale luogo migliore se non il conservatorio? Il progetto del Conservatorio Santa Cecilia di Roma ha proprio come idea di accostare docenti di musica a medici. Già in passato il conservatorio Santa Cecilia si è occupato di progetti sociali, come per esempio concerti per ospedali e centri di ricerca. L’ultimo riguarda i ragazzi autistici, in particolar modo i giovani con un'età compresa tra i 18 e i 35 anni. Il progetto è rivolto a questa fascia proprio perché meno considerata e abbandonata a se stessa. Dai 18 anni in su l’inserimento nella vita sociale e soprattutto in quella lavorativa riscontra maggiori problemi.

Il direttore del conservatorio, Roberto Giuliani, ha così spiegato l’iniziativa “Nelle nostre classi avevamo ammesso già due ragazzi con sindrome di Asperger e abbiamo ritenuto che per valorizzare le loro capacità fosse necessario interfacciarsi con i medici. Abbiamo pensato di mettere insieme questi due lati della medaglia”. Da qui nasce il progetto “Recercare a mente”, in collaborazione con la Fondazione Exodus. Gli studenti con autismo potranno per un periodo lungo dieci mesi frequentare delle lezioni sia collettive che individuali di canto, strumento, accordatura e composizione. Per avere un’offerta didattica completa e variegata da offrire ai ragazzi, i docenti lavoreranno fianco a fianco con psicologi e neuropsichiatri.

Come ha sottolineato Giuliani spesso questi ragazzi “Hanno forte memoria, senso del ritmo e quello che chiamiamo orecchio assoluto ovvero la capacità di riconoscere perfettamente l’altezza di una nota: è un caso emblematico di quello che chiamiamo diverse abilità”.

L’obiettivo finale è quello di riuscire a valorizzare queste particolarità e poter dare così ai ragazzi la possibilità di fare del loro dono una futura professione.

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