Cronaca locale

Le "dosi" dei pusher ragazzini nel labirinto oscuro di via Gola

Sono nordafricani, molti minorenni, guidano il cliente tra cantine e cortili. Qui hashish e coca a prezzi stracciati

Le "dosi" dei pusher ragazzini nel labirinto oscuro di via Gola

Comprare una dose di hashish o di cocaina al Ticinese è diventata una caccia al tesoro con slalom d'obbligo tra le cantine fatiscenti e i giardini comunicanti di stabili ex Aler (e ora MM). Un «giochetto» gestito da un gruppo di ragazzi nordafricani, soldatini che si muovono agili e attenti tra via Gola, via Pichi e via Borsi. Giovani sui vent'anni ma anche moltissimi minori che però non abitano in zona. Fino a poco tempo fa passavano la notte all'Hotel Quark di via Lampedusa, ora dormono in uno stabile abbandonato di piazza Agrippa, al Gratosoglio. E di giorno, dopo aver bivaccato tra via Montegani e via Palmieri, allo Stadera, intorno alle 18 salgono sul tram della linea 15, scendono in via San Gottardo e si muovono verso l'abbraccio tentacolare del quartiere della movida, dove sanno di trovare clienti per il loro «commercio».

«Prima di consegnarti mezzo grammo di hashish però ti fanno girare come delle trottole, anche per mezz'ora. E chi prende i contatti non è mai poi la persona che alla fine consegna la dose. C'è qualcuno che aspetta davanti ai bar dell'Alzaia Naviglio Pavese, qualcun altro che accompagna il cliente per un pezzo di strada e lo consegna a un altro ragazzo appoggiato a un muro che magari gli rifila un altro numero di cellulare da contattare prima di lasciarlo in un punto di quella che è la strada verso l'acquisto della dose. E infine arriva qualcuno in bicicletta per la consegna, una persona che non sai mai chi sarà. Senza contare che se sentono che tira una brutta aria, che c'è qualche movimento strano, mandano tutto a monte e non ti danno nulla».

Sono specialisti, professionisti degli arresti di piazza per spaccio al dettaglio. La squadra di carabinieri in borghese del nucleo operativo della compagnia di Porta Magenta ha una marcia in più, lo sanno tutti in città. Da soli questi cinque militari che insieme ai colleghi della stazione Barona sorvegliano la zona a sud ovest di Milano e la movida del Ticinese, arrestano almeno quindici persone al mese. Lo fanno nascondendosi nei bauli delle vetture, scavalcando muretti e recinzioni, cercando disperatamente (e spesso senza successo) la collaborazione di portinai troppo impauriti dagli spacciatori per rischiare di nascondere un carabiniere o di farlo entrare in una cantina o in un ascensore che, per celare l'indirizzo esatto dello spacciatore, ferma sempre e rigorosamente al piano sbagliato, come accade in un noto palazzo di via Gola. «Che proprio per questo - racconta un vice brigadiere che è ormai una piccola leggenda - si presta allo spaccio al minuto come poche altre strade di Milano. Molta della gente che viene ad acquistare qui viene mandata sin dal Corvetto».

Raccontano di giovanissimi magrebini con le idee ben chiare, addestrati a confondere chi controlla il territorio. «La zona è stata riqualificata enormemente, basta vedere gli show room di via Magolfa, il Naba (Nuova accademia di Belle Arti) di via Darwin a due passi dell'ex sieroterapico di via Segantini, il lager dei tossicodipendenti dove furono proprio i carabinieri della Barona, nel 2007, a fare un blitz in massa per risanarlo da chi si rintanava nelle stanzette per drogarsi» spiega il capitano Fabio Manzo, comandante della compagnia.

I suoi uomini sulla piazza si lamentano, ma per il meglio: «Una dose di cocaina pesa 0.3 grammi lordi e con appena 40 euro adesso ne compri anche due. Se ne troviamo dieci addosso a un pusher si arriva forse a due grammi e mezzo... E questi ragazzini sanno bene che la cosiddetta modica quantità evita l'arresto o comunque ne riduce di molto la possibilità.

L'eroina? Qui gli eroinomani, gli zombie che camminano per strada, non li vogliono più: sono gli stessi pusher che li spediscono dritti dritti a Rogoredo».

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