Economia

Parigi accusa Amsterdam per il blitz su Air France

"Mossa da raider ostile e sorprendente". Crolla il titolo AF (-11%). Domani incontro fra le parti

Parigi accusa Amsterdam per il blitz su Air France

Quando di mezzo c'è il potere e il quattrino, viene meno anche quell'égalité per cui la Francia ha fatto la rivoluzione. Così, il blitz da 744 milioni di euro dell'Olanda per mettere le mani sul 14% di Air France-Klm, che va quasi a bilanciare il 14,3% controllato dallo Stato francese, viene vissuto a Parigi come un attacco a tradimento in stile Pearl Harbor. Mossa «ostile e sorprendente», simile a quelle che connotano i raider, tuona il ministro dell'Economia Bruno Le Maire (nella foto), che domani mattina incontrerà il suo omologo olandese, Wopke Hoekstra, per chiedere chiarimenti. Hoekstra, peraltro, ha già spiegato come l'ingresso a sorpresa sia stato deciso per difendere gli interessi olandesi e con l'intento «di ottenere finalmente una posizione equivalente a quella posseduta dallo Stato francese».

Amsterdam lascia insomma intendere che intende acquistare altri titoli di AF, magari sfruttando altre picchiate del titolo in Borsa, dopo il -11,7% di ieri; e di essere stufa, data la posizione finora di netta minoranza nel capitale di Air France, di girare gli utili di Klm alla capogruppo (ben meno redditizia) e di aver poco peso nelle decisioni strategiche della compagnia. È però difficile che questa insofferenza sia maturata in seguito alla decisione di AF di ritirarsi dalla complessa partita per Alitalia. I francesi avevano manifestato l'intenzione di entrare con un 20%, a braccetto di Delta (destinataria di un altro 20%), nella newco da un miliardo di euro in cui era prevista la presenza delle Ferrovie dello Stato con una quota non superiore al 30%.

Lo strappo politico tra Parigi e Roma in seguito alla vicenda dei gilet gialli ha mandato tutto all'aria, e ora sul campo restano solo Delta e EasyJet. Ma il cda delle Fs di martedì non ha affrontato l'argomento. I dissidi all'interno del governo tra Luigi Di Maio e Giovanni Tria sul progetto di nazionalizzazione certo non sono d'aiuto a trovare una quadra. In ogni caso, l'impasse è il segno che il salvataggio di Alitalia resta in alto mare, come peraltro confermato ieri dalla richiesta dei commissari della compagnia di estendere di altri sei mesi la cassa integrazione straordinaria a oltre 1.000 lavoratori.

Prolungamento della Cig destinato a irritare ancor di più i dipendenti, già pronti a incrociare le braccia per quattro ore il prossimo 25 marzo.

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