Cronache

Foibe, guai per l'Anpi. Gli esuli denunciano il post negazionista in procura

Gli esuli giuliano-dalmati denunciano in procura il post negazionista apparso sulla pagina Facebook dell'Anpi di Rovigo

Foibe, guai per l'Anpi. Gli esuli denunciano il post negazionista in procura

“Sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica. Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza”. Quel post, apparso a gennaio scorso sulla pagina Facebook dell’Anpi Rovigo e scritto con la presunzione di chi pensa di avere la verità in tasca, alla fine si è rivelato un boomerang. Se fino a qualche anno fa, infatti, mistificare, ridurre, annacquare, quando non addirittura negare il martirio di migliaia di nostri connazionali infoibati era una pratica comune e tollerata, oggi non è più così.

E allora bisogna rispondere delle parole dette, o scritte. Non solo di fronte all’opinione pubblica, ma anche ad un giudice perché, è ora che tutti se lo mettano in testa, anche negare le foibe è un reato. Si chiama “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Ecco perché il presidente della Federazione Associazioni Esuli Istriani Fiumani e Dalmanti, Antonio Ballarin, e quello dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Renzo Coderin, hanno deciso di denunciare l’autore di quel post. L’ipotesi di reato formulata nell’atto che l’avvocato Luca Tirapelle ha depositato presso la procura di Rovigo, e che IlGiornale.it ha avuto modo di visionare in esclusiva, è quella prevista dal terzo comma dell’articolo 604 bis del codice penale. La disposizione in questione, infatti, punisce chiunque si renda responsabile di atti di propaganda che si fondino in tutto o in parte sulla negazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, tra cui vanno certamente annoverati gli eccidi delle foibe. “La semplice lettura del post riportato – si legge nella denuncia – appare di assoluta eloquenza poiché, da un lato, sostiene l’inesistenza delle foibe (definendo una ‘vergognosa fandonia’ la foiba di Basovizza) mentre, dall’altro, incita gli insegnati delle scuole medie alla diffusione di tali teorie tra gli studenti”.

“Il tenore negazionista” è quindi “palese”, e il pericolo che queste idee possano prendere piede è “concreto”, considerando “la rapidissima diffusione dei messaggi che vengono veicolati attraverso i social network”. C’è poi un altro ragionamento da fare, ed è quello che riguarda “la qualità della fonte del messaggio”. Non una qualsiasi, ma l’Anpi. Un’associazione alla quale è stato riconosciuto lo status di ente morale, che conta più di 120mila iscritti e, in virtù di un protocollo firmato con il Miur, promuove anche numerose iniziative nelle scuole. “La responsabilità penale – ricorda Tirapelle – è personale perciò, qualora il pubblico ministero avvalori il contenuto della denuncia, il primo passo sarà quello di identificare il responsabile del post, ma non è escluso che emergano dei profili di responsabilità civile da parte dell’associazione”.

“Quello che ci aspetterebbe da un’istituzione come l’Anpi – spiega Ballarin – è che sia partecipe alla costruzione di una memoria condivisa che trasferisca dei valori positivi all’interno della società, senza negare le nefandezze che sono state commesse da entrambi i lati”.

Insomma, propone il numero uno della FederEsuli, “stemperiamo ogni violenza verbale e mettiamoci attorno ad un tavolo, assieme a storici di provata caratura, e scriviamo assieme quel periodo storico perché a noi la verità non fa paura”.

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