Politica

Giggino impone il salario minimo. Ma il suo governo assume solo gratis

Il ministero dell'Economia cerca consulenti, ma senza stipendio

Giggino impone il salario minimo. Ma il suo governo assume solo gratis

«È inaccettabile che nel 2009 ci siano persone costrette a paghe di 3 o 4 euro l'ora. Non è lavoro. Ma schiavitù». Parole del vicepremier Luigi di Maio, capo politico del M5S, che si ribella allo sfruttamento dei lavoratori. E dà inizio alla battaglia per l'introduzione del salario minino. E su cui cerca una sponda con il nuovo segretario del Pd Nicola Zingaretti.

Peccato, però, che sempre Di Maio, il ministro del Lavoro e non una controfigura, sia il numero due di un governo che vuole assumere per due anni professionisti negli uffici del ministero dell'Economia senza alcuna retribuzione. Da un lato, il ministro Giovanni Tria avvia la selezione pubblica per reclutare consulenti a titolo gratuito, richiedendo una robusta esperienza in diritto bancario, societario e dei mercati finanziari. Dall'altro, il collega di governo Di Maio che dichiara guerra ai lavori non retribuiti. Due volti della stessa medaglia che mettono a nudo contraddizioni e propaganda spicciola del governo gialloverde. Due giorni fa, l'annuncio del capo politico dei Cinque stelle sulla battaglia per il salario minino, che arriva dopo l'avvio dell'iter per il sussidio del reddito di cittadinanza. Ieri, il Corriere della Sera pesca sul sito del Mef l'avviso per l'assunzione a titolo gratuito dei consulenti. Il bando è stato pubblicato il 27 febbraio e non lascia spazio a interpretazioni: «Avviso pubblico di manifestazione di interesse per il conferimento di incarichi di consulenza a titolo gratuito sul diritto - nazionale ed europeo - societario, bancario, dei mercati e intermediari finanziari». Due i requisiti contenuti nel bando: consolidata e qualificata esperienza accademica e/o professionale documentabile (di almeno 5 anni), anche in ambito europeo o internazionale, negli ambiti tematici del diritto societario, bancario, pubblico dell'economia o dei mercati finanziari o dei principi contabili e bilanci societari e la conoscenza della lingua inglese fluente. Il bando scade il 14 marzo. Ma ha già scatenato polemiche e ironie della rete. Emilana Alessandrucci, presidente di Colap, chiede l'annullamento o la rettifica della procedura: «Se anche le istituzioni non rispettano la dignità dei professionisti giustificando il lavoro gratuito, non sappiamo davvero più a chi rivolgerci. La tutela dei compensi - fa notare Alessandrucci - è garantita già dall'articolo 36 della Costituzione. Ciò non bastasse, la legge di bilancio del 2018 ha introdotto una specifica norma che impone a clienti cosiddetti forti di corrispondere un compenso equo, commisurato alla quantità e alla qualità della prestazione offerta». «Questo precetto - avverte - vale ancora di più per la pubblica amministrazione, non solo perché citata nella norma sull'equo compenso, ma anche per l'importanza del suo ruolo per i lavoratori autonomi e per l'esempio che può dare anche agli altri potenziali clienti. Ci aspettiamo al più presto una rettifica e la conseguente cancellazione della manifestazione di interesse».

Ma il caso del Mef diventa una beffa, se paragonato alla pratica utilizzata da Di Maio nei due ministeri: prassi che ha portato in 8 mesi all'assunzione, con stipendi lauti e benefit, di amici, compaesani e colleghi dell'università. L'elenco è lungo: dalla segretaria particolare Assia Montanino a Enrico Esposito, promosso nei giorni scorsi a capo dell'ufficio legislativo del Mise. Con l'esecutivo del cambiamento esiste una sola regola: amici e incompetenti devono essere retribuiti.

I professionisti no.

Commenti