Cultura e Spettacoli

"La vita dispari" di Paolo Colagrande pareggia i conti fra humor nero e patafisica

Figure surreali e ritmo serrato fanno dimenticare il patetismo imperante

"La vita dispari" di Paolo Colagrande pareggia i conti fra humor nero e patafisica

Formatosi alla scuola di Gianni Celati, Paolo Colagrande ha alle spalle alcuni importanti exploit, a cominciare dal memorabile Fideg, del 2007. Per il recente La vita dispari (Einaudi, pagg. 281, euro 19,50) è doveroso gridare al capolavoro, e a maggior ragione perché si tratta di un romanzo sideralmente lontano dai temi sentimentali e patetici che a leggere le statistiche sembrerebbero gli unici capaci di spingere gli italiani a entrare in una libreria.

La vita dispari è attraversato da un humor nero imprevedibile, materiato in ragionamenti tanto folli quanto stringenti suffragati da una scienza dell'educazione del tutto patafisica, ben nota a chiunque frequenti il mondo della scuola. La vicenda si svolge in un imprecisato «sobborgo mediopolitano». Lì i fratelli Landemberg gestivano «una privativa di tabacchi» poco distante dalla mescita Enterprise dove zio Vilmer Gualtieri passava le giornate a fumare sigarette Regal Macedonian «ritirate dal commercio per motivi sanitari», ma ancora disponibili in magazzino. Deceduto pochi giorni dopo l'esaurimento scorte delle Macedonian, Gualtieri ha fatto in tempo a raccontare al nipote la vita dell'amico Buttarelli, il protagonista del romanzo, a partire dall'episodio dell'autobus: quando cioè Buttarelli, dopo essersi abbandonato a un'incomprensibile verbigerazione, esclama «Colpiamo la prima e presto cadrà anche l'ultima»: parole, si scoprirà, pronunciate nel 1954 da Eisenhower durante la guerra di Indocina. Decifrare il senso della frase renderà necessario raccontare l'intera vita di Buttarelli, compreso il giorno in cui, sfogliando un atlante di storia naturale nella scuola elementare Dioscoride Polacco, scopre che il cefalopode Argonauta Argo maschio è lungo dieci millimetri, la femmina invece venti centimetri. Traumatizzato dalla notizia, a cronicizzare la nevrosi penserà la direttrice Maribèl, un donnone che ogni giorno convoca gli alunni in presidenza sottoponendoli a inenarrabili torture psicologiche («Togliti la cintura!»). Ulteriormente debilitato da una dieta a base di «fesa esanguata di tacchina lessa», Buttarelli scoprirà di non essere più in grado di leggere le pagine a sinistra (quelle pari) di un libro, con conseguenze esilaranti quando si tratterà di passare alla scuola media, e poi alle superiori.

Esilaranti, e letterariamente notevoli; perché questo è un romanzo imperdibile, che si candida ad essere uno dei migliori della stagione.

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