Cronache

Costringe la figlia a prostituirsi per giocare alle slot machine

La madre, finita in cella, picchiava anche la sorellina 12enne

Costringe la figlia a prostituirsi per giocare alle slot machine

Milano All'inizio era sembrata una vicenda più «morbida». Senza voler minimizzare, naturalmente: una madre che maltratta la figlia di 12 anni è una questione senz'altro preoccupante, in particolare se la bambina viene offesa con termini tremendi, picchiata con i fili elettrici (per «farla obbedire» come confesserà un giorno la donna a un'amica, spiegando i suoi metodi educativi quasi con orgoglio) e per questa sua «vita non vita» addirittura istigata al suicidio. Tuttavia quando è venuta alla luce la storia della famiglia nella sua interezza è stato come se si fosse aperto il vaso di Pandora.

La genitrice in questione, infatti, riservava questo genere di trattamenti quasi ed esclusivamente solo alla figlia minore. La maggiore, una 22enne nata da un'unione precedente della donna ma che pure abitava con la madre, invece veniva invitata per così dire «con forza» e da quando era molto più giovane a frequentare locali notturni per fare la carina con uomini facoltosi a pagamento. E tutto questo solo ed esclusivamente allo scopo di sovvenzionare economicamente i vizietti della madre, che amava giocare alle slot nel bar sotto casa più della sua vita e senza dubbio molto più delle figlie.

Alle macchinette la signora, una 51enne originaria dell'Est Europa e occupante abusiva di un appartamento alla periferia sud di Milano, spendeva anche 400 euro al giorno. I carabinieri della stazione Milano Vigentino, che fanno capo alla compagnia Porta Magenta, l'hanno arrestata e portata a San Vittore con l'accusa di maltrattamenti in famiglia e sfruttamento della prostituzione, mentre la bambina è stata affidata a una comunità protetta. È stata proprio lei, la dodicenne a mettere la pulce nell'orecchio alla sua insegnante, chiedendole se la prostituzione costituisse reato. Si scoprirà poi che la bambina era sì allarmata per la sorte della sorellastra, ma anche perché la madre l'aveva apostrofata: «Puttana! Bastarda! Diventerai come tua sorella!». La prof ha raccontato tutto ai carabinieri che a luglio si trovavano nella scuola della minore per una lezione sul cyberbullismo e così è cominciata l'indagine.

Piazzando i microfoni per le intercettazioni in un appartamento accanto a quello dove vivono la madre e le due figlie (l'ultimo uomo della donna non c'è mai) i carabinieri si rendono conto non solo che la famiglia si regge grazie agli introiti notturni della 22enne, ma che la sorellina svolge lavori domestici pesantissimi.

A farli intervenire, insieme alla Procura dei minori, la conversazione disarmante della piccola con una madre immaginaria a cui confessa di non farcela più e di volersi uccidere.

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