Politica

May attacca: «Attenti o restiamo nell'Ue»

La premier in Parlamento: se bocciate il mio accordo potremmo non uscire

Davide Zamberlan

Londra Theresa May per il suo ultimo appello si è recata a Grimbsy, cittadina delle Midlands che si affaccia sul Mare del Nord, al centro di quella vasta regione che da Londra a Leeds nel referendum del 2016 ha votato in massa per lasciare l'Ue. L'ha scelta proprio per questo, per andare tra la gente che ancora crede nel sogno Brexit e da lì chiedere ai colleghi di partito ribelli di fare un passo indietro e sostenere la sua bozza di accordo. Una bozza già bocciata a gennaio, su cui il Parlamento rivoterà martedì prossimo. Una bozza che nelle intenzioni di May avrebbe dovuto essere emendata in queste settimane per renderla più digeribile ai brexiteer più duri ma da cui, invece, l'Ue non è arretrata di un millimetro.

Le ultime serrate trattative tra Geoffrey Cox, avvocato generale dello Stato, e Michel Barnier sono state infruttuose. Gli inglesi sono tornati a Londra, solo le delegazioni tecniche si stanno ora parlando a Bruxelles ma non si intravede nessun accordo tra le parti. «Facciamolo» è il messaggio rivolto ai deputati la cui intransigenza, agli occhi della May, pone a rischio tutta l'operazione Brexit. Il calendario parlamentare della prossima settimana vedrà martedì un voto sul piano May. Qualora dovesse essere bocciato, mercoledì si voterà sull'uscita del Regno Unito senza un accordo. E nel caso anche questa opzione sia respinta, i Comuni si esprimeranno su un rinvio della Brexit. Stanti gli attuali rapporti di forza, sia il piano May sia l'opzione no deal riceveranno un no e il Parlamento dovrebbe trovare un accordo per chiedere a Bruxelles un rinvio dell'uscita. Votate il mio piano martedì - è l'appello di May - se non volete che la Brexit sia rimandata e il voto del 2016 sia rovesciato. Facciamolo ora, per le persone in mezzo alle quali mi trovo.

Rivolgendosi poi alla stessa Unione europea May ha chiesto un «ultimo sforzo per affrontare le preoccupazioni specifiche del nostro Parlamento». Delusa per l'ennesimo giro di trattative diplomatiche che non hanno portato a niente, il primo ministro inglese sa che se non riesce a ottenere da Bruxelles rassicurazioni legalmente vincolanti sulla temporaneità della clausola di backstop allora può dire addio all'appoggio dell'ala antieuropeista del suo partito. E al momento non ha nulla da offrire in più rispetto all'accordo già bocciato due mesi fa.

Ieri in serata Barnier ha twittato che l'Ue è pronta a offrire a Londra la possibilità di uscire unilateralmente dall'unione doganale in cui si verrebbe a trovare dal 29 marzo, purché però ci rimanga l'Irlanda del Nord, per evitare un confine fisico nell'isola. Una posizione già bollata da Londra come irricevibile perché spaccherebbe il Regno.

Mancano 20 giorni.

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