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Quella svolta sulla linea dura imposta da Casaleggio e Fico

Di Maio ha provato a resistere invano davanti al guru: il M5s perde consensi se non si ribella alla Lega

Quella svolta sulla linea dura imposta da Casaleggio e Fico

Luigi di Maio è all'angolo. Spalle al muro. Il caso Tav rimette Davide Casaleggio sulla linea di Beppe Grillo e Roberto Fico. Tre giorni fa, dopo un giro di telefonate e incontri tra i vertici del Movimento, è arrivata la svolta: Casaleggio jr si è smarcato dalle posizioni del capo politico, ordinando di andare allo scontro con la Lega sull'alta velocità Torino-Lione. Passaggio che segna un cambio di strategia. E che spiega l'attacco frontale del vicepremier Di Maio all'alleato Matteo Salvini. Tra le opzioni c'è anche quella di far saltare il governo e accelerare la corsa (già nel mese di giugno) al voto anticipato.

La linea della trattativa, caldeggiata dal ministro del Lavoro e dai suoi fedelissimi, è stata sfiduciata. Si va allo strappo, fino allo scenario di una crisi politica alla vigilia delle elezioni europee. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato praticamente commissariato dai vertici del Movimento: la virata sulla posizione No tav in conferenza stampa certifica la manovra con cui stato esautorato. Il messaggio di Casaleggio al premier è stato chiaro: deve far pesare il 32% dei grillini rispetto al 17% della Lega. Prima della svolta, Di Maio era favorevole a un compromesso: una soluzione ponte che potesse placare la base in rivolta, senza minare l'alleanza con il Carroccio. Ma stavolta i sondaggi hanno fatto la propria parte. Casaleggio jr analizza i dati: il M5s è in calo costante. Il Movimento non regge né l'alleanza né la prova di governo. Il caso Tav è l'occasione per riprendere quota e provare a vincere il primo braccio di ferro con la Lega. Anche se c'è il rischio di una vittoria di Pirro: i bandi partiranno, in attesa della resa dei conti in Parlamento. L'alternativa è il voto: la prima data utile è giugno. Ma c'è l'ostacolo dei gruppi parlamentari: in molti sanno che non saranno rieletti. E dunque potrebbe cominciare l'esodo. La minaccia delle elezioni anticipate si trasforma in un'arma per portare a casa il blocco del Tav. Senza compromessi. Incassando la vittoria in una partita fondamentale per il Movimento.

Di Maio ha provato a resistere. Ma alla fine ha ceduto, spinto con le spalle al muro da Grillo, Fico e Casaleggio. Il vicepremier, dopo la riunione con i gruppi, ha cambiato linea. Per la prima volta ha ipotizzato lo scenario estremo, di una crisi di governo e la fine dell'alleanza. Il blitz di Casaleggio porta, per ora, un solo risultato: ricompatta i grillini. Ed infatti tra i parlamentari si respira un'aria di ritrovata sintonia. Gli ortodossi incassano la vittoria ma temono il voto anticipato. La senatrice Paola Nugnes vede all'orizzonte un esecutivo M5S-Pd: «Sul dossier Tav è arrivato il momento, tardivo, di far valere il peso della nostra maggioranza e se la Lega insiste col sì all'alta velocità a quel punto sarà il Carroccio a prendersi una responsabilità sul governo, dando al M5s la spinta a cercare altre alleanze in Parlamento a partire dal Pd», dice in un'intervista all'Adnkronos. Luigi Gallo, altro deputato della fronda fichiana, scarica la responsabilità sull'esecutivo. La battaglia è ancora tutta da giocare. Il ministro dell'Interno tiene in freezer l'alleato, spostando la discussione a lunedì. Ribadendo però che i ministri del Carroccio non voteranno mai un no all'opera. Resta in piedi la terza via: un allungamento dei tempi a dopo le europee. Con la rinegoziazione dei bandi.

Oppure la partenza con la clausola di sospensione.

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