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La furia anti M5s fa sbandare i dem: non si accorgono del bluff sulla Tav

Attaccano sui cantieri bloccati (che è falso): non hanno linea

La furia anti M5s fa sbandare i dem: non si accorgono del bluff sulla Tav

Roma - L'ansia del sorpasso sul M5s tradisce nel primo vero match il Pd targato Nicola Zingaretti. Quello su Tav è quasi un autogol: la fretta di intercettare un trend elettorale favorevole ai dem rispetto ai grillini, in vista delle elezioni europee, gioca un brutto scherzo. Il partito si divide, andando in confusione, con dichiarazioni contraddittorie. E perde di vista l'obiettivo: colpire il governo Conte sullo stallo Tav.

Parlano tutti i big: dal neosegretario Nicola Zingaretti all'ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Ma nessuno affonda il colpo: non c'è una linea politica unitaria. Il Pd attacca sul blocco dei cantieri. Ma in realtà, i lavori andranno avanti. È quasi una gaffe. La lettera del premier a Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare l'opera, serve solo a prendere tempo, fino alle elezioni europee, evitando un'altra sconfitta per Luigi di Maio e company. Ma il Pd non se ne accorge e punta la maggioranza a testa bassa sullo stop alla Tav. L'esordio di Zingaretti è un flop di strategia politica: «Sulla Tav un pasticcio indecente e un danno immenso alla credibilità dell'Italia. Così si distrugge la fiducia. Il governo si tiene insieme solo per un patto per la gestione del potere. Spero provino vergogna. È tempo di cambiare», commenta a caldo. Posizione subito smentita dal collega di partito, Sergio Chiamparino (nella foto), presidente della Regione Piemonte: «Se i bandi partiranno, anche se sono solo manifestazioni di interesse, comunque è un piccolo passo in avanti dovuto anche a questa gente che non si è mai stancata di manifestare, sapendo, però, che è un piccolo passo in avanti con una spada di Damocle grossa come una casa, degna della Repubblicadelle Banane». E anche l'ex ministro delle Infrastrutture Delrio, capogruppo dei dem alla Camera, sembra avere le idee confuse: «Adesso è tutto molto chiaro: Salvini piegandosi al M5s è il vero responsabile dello stop a una infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del Paese». A completare la saga delle contraddizioni arriva l'ex segretario Matteo Renzi, che da Lucia Annunziata, a 1/2 ora in più su Rai Tre, rivendica la modifica, sotto il proprio governo, del progetto Tav: «Io ho sempre detto che quel percorso previsto non andava bene. E nel 2014, diventato premier, abbiamo fatto la revisione dell'opera e dal 2015 al 2016 abbiamo ridotto l'opera di 2 miliardi e 200 milioni e ridotto il percorso che oggi è una versione ristretta. Il collegamento Torino-Lione si deve fare perché collega pezzi d'Europa».

Anche Renzi attacca sul blocco dell'opera, smentendo se stesso e le parole appena pronunciate: «È fuffa, è una supercazzola, è una presa in giro: bisogna dire sì o no alle opere pubbliche, non si può dire fra sei mesi ne riparliamo».

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