Cronache

Mafia albanese e nigeriana all'assalto in Italia

L'ultimo rapporto della Dia lancia l'allarme sulla presenza della criminalità organizzata nigeriana e albanese

Mafia albanese e nigeriana all'assalto in Italia

La criminalità organizzata albanese e quella nigeriana risultano tra le più attive, aggressive e ramificate in Italia; è quanto emerge dall’ultimo rapporto della Dia per l’anno 2018.

Entrambe hanno sviluppato negli anni importanti legami a livello internazionale al punto che lo scorso gennaio una task force dell’Fbi era arrivata fino a Castelvolturno, in provincia di Caserta, per sgominare una rete attiva nella zona e legata a flussi di denaro provenienti da traffici di stupefacenti gestiti in Europa dalla mafia nigeriana per conto dei boss che vivono in America. Denaro che veniva poi reinvestito per finanziare la tratta di esseri umani, pagando scafisti e accompagnatori e corrompendo funzionari.

La mafia albanese vanta invece accordi con la criminalità organizzata calabrese (la cui struttura interna è molto simile a quella della Ndrangheta), ma anche con quella pugliese, al punto da essere i primi importatori di marijuana ed eroina e a coprire il 12% dell’offerta totale per quanto riguarda la prostituzione.

Quest’ultima in particolare ha tratto beneficio dalla liberalizzazione dei visti in area Schengen per i cittadini albanesi e adesso molte ragazze destinate al giro della prostituzione riescono ad entrare in Italia come semplici turiste.

Il continuo reclutamento di giovani leve della mafia albanese mostra un’evidente capacità di rinnovamento delle proprie file, mentre le condotte, sempre più violente, risultano spesso idonee non solo per fini criminali ma anche per risolvere dissidi e controversie tra gruppi rivali, sia in territorio italiano che albanese. La mafia albanese risulta inoltre notevolmente attiva anche in Germania e Gran Bretagna al punto che lo scorso 19 gennaio il quotidiano britannico The Guardian pubblicava un dettagliato pezzo dal titolo “I re della cocaina: come la mafia albanese ha preso il controllo del traffico di stupefacenti in Gran Bretagna”.

Per quanto riguarda la criminalità organizzata legata alle confraternite nigeriane, è emerso in più occasioni il nesso con il traffico di immigrati dalla Libia, in particolare giovani donne da avviare alla prostituzione ed è proprio della scorsa settimana un’operazione della Direzione distrettuale antimafia in coordinamento con la Procura di Catania che ha portato all’arresto di tre cittadine nigeriane con l’accusa di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

A febbraio invece la squadra mobile di Catania dava il via all’operazione “Route 385”, dal nome della statale che unisce il Calatino con l’autostrada Catania – Siracusa e arrestava cinque cittadini nigeriani (tra cui tre donne), tutti accusati di sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione, immigrazione clandestina.

Come illustrava Mauro Indelicato, che ha seguito l’inchiesta da vicino, il copione è sempre il medesimo: molte ragazze vengono reclutate nel Paese africano, a volte promettendo loro condizioni di vita migliori oppure nei casi estremi imponendo alle giovani donne questa scelta con minacce in cui vengono praticati anche riti voodoo.

Una volta arrivate in Libia, entrano in azione i criminali sia libici che nigeriani o di altri paesi africani che operano in Tripolitania. Il sodalizio malavitoso sgominato a Catania, altro non è che l’elemento terminale di un asse criminale che collega Nigeria ed Italia, passando per la Libia.

La mafia nigeriana risulta oggi radicata e attiva non soltanto in Sicilia, ma anche in Campania nella zona del casertano (presenza oramai storica), in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto dove sono attive diverse confraternite come i Vikings, i Black Axe e gli Aiye. Di particolare rilievo risulta il ruolo delle cosiddette “maman”, donne non più giovanissime (spesso ex prostitute) che si occupano di controllare e gestire le prostitute.

Principali leve per controllare le ragazze avviate alla prostituzione sono le minacce nei confronti dei familiari in Nigeria e i riti voodoo, ancora molto presente all’interno della società nigeriana.

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