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Dopo il rinvio ad Alta velocità ecco la spartizione di governo

Salvini e Di Maio si dividono i cantieri da sbloccare Conte ferma il quesito Tav e scivola sul Ponte Morandi

Dopo il rinvio ad Alta velocità ecco la spartizione di governo

U n premier e due governi: sulle opere pubbliche Lega e M5s convivono da separati in casa. Due giorni fa, il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, leader della Lega, socio di minoranza dell'alleanza gialloverde, ha annunciato lo sblocco di trecento cantieri. Ieri Luigi di Maio, ministro dello Sviluppo economico e leader del partito di maggioranza dell'esecutivo, ha convocato un vertice (senza Salvini) con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e tutti i presidenti di Regione assieme ad Anci e Ance per fare il punto sulle opere da sbloccare e sugli ostacoli che fino ad oggi ne hanno impedito la realizzazione. Insomma, ognuno si fa le proprie opere, tenendo il soffitta il discorso sulla Tav.

I due annunci confermano la distanza profonda tra leghisti e grillini sul tema delle opere pubbliche. Distanza ribadita ieri da Guglielmo Picchi, sottosegretario agli Esteri e deputato della Lega, che ha confermato il via libera a Tav: «La Tav si fa. C'è un trattato internazionale tra Italia e Francia nel quale si dice che il tunnel di base». Posizione appoggiata anche dal governo francese, impegnato ad attuare il trattato bilaterale: «La Francia ha versato dall'inizio dei lavori circa 400 milioni di euro», precisano fonti francesi aggiungendo che «per il 2019 sono oggi disponibili 55 milioni per la parte francese, in attesa di eventuali aggiunte che sarebbero necessarie in funzione del lancio effettivo dei bandi». «Il finanziamento della parte francese alla sezione transfrontaliera della linea nuova Lione-Torino - proseguono - si svolge in modo trasparente con una perfetta informazione di tutte le parti: è garantito ogni anno tramite convenzioni di finanziamento tra lo Stato francese e Telt. Tali convenzioni sono sottoposte ogni anno al voto degli amministratori francesi ed italiani di Telt e vengono poi approvate dai governi italiano e francese».

Intanto ieri il premier Conte, in versione Toninelli, ha litigato con Sergio Chiamparino sul referendum Tav e fatto infuriare vittime e sfollati del ponte Morandi per il taglio di una torta a forma di viadotto. Le associazioni liguri hanno protestato per la mancanza di rispetto per i 43 morti già dimostrato con il plastico del ponte sfoggiato da Toninelli. Fincantieri è venuto in soccorso al premier spiegando che la torta non rappresentava il ponte ma il logo della controllata «Infrastructure».

Conte intanto chiude la porta al referendum: «Non è previsto per il Tav, non ci sono gli strumenti giuridici». Replicando, poi, a Chiamparino secondo cui non gli rispondono né Conte né Toninelli, incalza: «Non mi ha mai chiamato... a chi rispondo?». Pronta la replica del governatore piemontese, che cerca una sponda con la Lega: «Mi permetto di ricordare che non ho mai chiesto un referendum sulla Tav, ma una consultazione popolare». «Non ho mai telefonato al presidente Conte -ha aggiunto-. Ho inviato una lettera lo scorso 5 ottobre. Da allora non ho mai ricevuto il minimo riscontro».

Dunque, tra telefoni spenti e strappi, il tema Tav rischia di mandare in frantumi la maggioranza.

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