Cultura e Spettacoli

Lirica, libera e femmina: l'arte di Helen Frankenthaler

Due mostre rileggono l'opera della grande pittrice americana che visse la seconda stagione dell'Espressionismo astratto

Lirica, libera e femmina: l'arte di Helen Frankenthaler

Fino alla metà del '900 si contano sulle dita di una mano le donne che riescono a occupare un posto di rilievo nella storia dell'arte. Le più conosciute e popolari sono, ancora oggi, Frida Khalo e Tamara de Lempicka, la cui fama si deve soprattutto all'essere state personaggi, trasgressivi e anticonvenzionali. Altre figure Meret Oppenheim, Sonia Delaunay, Natalia Goncarova - pur essendo certamente significative, non raggiungeranno mai la fama dei colleghi maschi. Di solito la svolta, il cambiamento radicale di mentalità, si fa risalire agli anni '60, non estranei i movimenti femministi e l'emancipazione della società, eppure a ben vedere già nel decennio prima, durante l'Espressionismo astratto americano, sono diverse le donne a emergere. Suona strano in un mondo, quello della pittura, così maschilista e fallocratico, a cominciare da Jackson Pollock, eroe tragico che stravolge la pittura da cavalletto con un'inedita fisicità.

Proprio la moglie di Pollock, Lee Krasner (che deve cambiare nome di battesimo e fingersi un uomo per non incorrere in pregiudizi critici) è un'ottima pittrice che, dopo la morte del marito nel 1956 sviluppa al meglio uno stile lirico di assoluta qualità. Nella celeberrima foto degli Irascibili, pubblicata su Life nel 1951, i pittori della Scuola di New York sono tutti maschi, tranne Hedda Sterne, avvolta in un cappotto nero, che vivrà ben 101 anni. Longeva anche Grace Hartigan, apprezzata da Clement Greenberg, ma certamente il caso più interessante è quello di Helen Frankenthaler, protagonista finalmente di una definitiva rilettura critica attraverso due importanti mostre, curate entrambe da John Elderfield. La prima, che apre oggi nella sede romana di Gagosian Gallery, s'intitola Sea Change ed è incentrata sulla decade di dipinti 1974-83. La seconda è in programma a Venezia, durante la prossima Biennale, presso Palazzo Grimani, dal taglio antologico. Un ritorno, dopo l'esposizione nel Padiglione Americano del '66.

Nata nel 1928 a New York, Frankenthaler è cresciuta in una famiglia di intellettuali e studia alla Dalton School e al Bennigton College. Nel 1950 il pittore Adolph Gottlieb, che ne stima l'originalità e la freschezza, seleziona una sua opera per la mostra collettiva Fifteen Unknowns: Selected by Artists of the Kootz Gallery. Nello stesso anno, incontra Clement Greenberg, con cui manterrà sempre un forte legame di amicizia, fondamentale per la sua carriera. Inizialmente associata all'Espressionismo astratto per l'uso di grandi formati, di composizioni astratte e per l'enfasi sulla spontaneità, mutua da Pollock la stesura della tela sul pavimento nella fase di lavoro. È del 1952 una delle sue opere più famose, l'evocativo Mountains and Sea: si racconta che Morris Louis e Kenneth Noland fossero stati condotti da Greenberg nello studio della Frankenthaler e, vedendo quest'opera, furono spinti all'utilizzo del colore acrilico molto diluito, tecnica che chiama «soak stain». Nel 1958 sposa Robert Motherwell, altro gigante di quella irripetibile stagione, e nel '64 è inclusa nella mostra curata da Greenberg, Post Painterly Abstraction, etichetta sotto la quale rientrava la seconda generazione di Espressionisti astratti meno concentrati sull'evidenza della pennellata e più vicini all'astrazione lirica. La sua pittura viene anche indicata come «Colour Field» per l'utilizzo di strati sovrapposti delle stesse tonalità.

Nell'estate 1974 Frankenthaler affitta una casa a Shippan Point vicino Stamford, nel Connecticut, affacciata sulle acque del Long Island Sound, segnando così l'inizio di un nuovo cambiamento del suo lavoro. E proprio a questo periodo si riferiscono le tele esposte a Roma: Ocean DriveWest, bellissima distesa blu trasparente, Tunis II e Dream Walk Red, colori scuri, terra di Siena e rosso scarlatto, Tumbleweed, realizzata nel 1982, una delle opere più recenti. Rispetto agli anni della Scuola di New York, l'ultima fase si caratterizza per uno sguardo tendente persino al naturalismo, una pittura che concede molto all'emozione e alla bellezza. Straordinariamente libera.

Helen Frankenthaler muore nel dicembre 2011. Appartata, in silenzio, oggi finalmente restituita all'attenzione del pubblico.

Coerenza e stile che non hanno nulla da invidiare a maestri conclamati come Rothko o Barnett Newman.

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