Economia

Il dramma delle scelte errate

La storia che voglio raccontarvi oggi è una storia triste. Una di quelle storie che non vorresti mai che ti raccontassero. Lo faccio non per rovinare l'umore a chi la leggerà, ma per fare in modo che si possano aprire gli occhi su un tema di cui, nel nostro Paese, si parla troppo poco. Arrivato in redazione guardo la posta. C'è una busta che attira la mia attenzione. Sembra spedita da lontano tanto è consumata. La apro e mi cade il mondo addosso. Il foglio su cui è scritta è sgualcito, «Ho letto il suo articolo di qualche settimana fa. Mi è capitato per caso tra le mani. Avevano usato la pagina per avvolgere l'insalata, quando l'ho scartata ho fatto caso a quello che aveva scritto. Non posso permettermi di comperare un giornale, così leggo tutto quello che mi capita».

Si chiama Rita, dice di abitare in un piccolo centro della Calabria. Ha 86 anni. «Non ho più nessuno - racconta - vivo sola, abbandonata a me stessa e sono triste, ogni giorno di più. Mio marito non c'è più da anni. Perché le scrivo? Perché mi auguro che lei possa avvertire quante più persone possibili. Nel suo articolo ho letto una frase perfettamente in linea con la mia storia, quella in cui lei dice che il rischio più atroce è quello di sopravvivere ai nostri soldi. Ebbene, a me è successo.

Finché ho avuto qualcosa sul libretto la vita non è stata tanto amara. Ma quando 5 anni fa ho ritirato gli ultimi spiccioli, i guai non sono più finiti. Mi creda. Io prego perché questo tormento non duri più così tanto. Ho 500 euro di pensione e ho la fortuna che la stanzetta che ho in affitto non costi tanto. Ma oltre non vado. Sono stanca, ma non abbastanza da non voler urlare al mondo il mio disagio. E lo faccio perché la gente capisca che, quando può ancora farlo, deve fare le scelte giuste. Io posso solo sperare di morire loro invece possono costruirsi un futuro diverso. Diverso dal mio».

leopoldo.

gasbarro@me.com

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