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La Brexit verso il rinvio al 30 giugno

Via libera alla proroga breve, ma solo con l'ok al piano May. No al referendum bis

La Brexit verso il rinvio al 30 giugno

Contrordine. Theresa May sembra uscire dalle nebbie della Brexit e intravedere all'orizzonte un lieto fine proprio mentre è a un passo dal precipizio, a due settimane dalla Brexit fissata al 29 marzo. L'uscita dalla Ue sarà rinviata al 30 giugno se l'accordo concluso tra la premier e la Ue verrà approvato entro mercoledì 20 marzo. Oppure ci sarà una lunga proroga. La mozione presentata dal governo non solo non viene modificata (bocciati tutti gli emendamenti) ma passa con un'ampia maggioranza di 210 voti (nonostante la libertà di voto) e diversi segnali lasciano intendere che la strategia della indefessa May potrebbe funzionare. Appoggiate il mio accordo sulla Brexit entro mercoledì prossimo, votatelo per la terza volta (dopo due sonore bocciature) ma votate a favore e non rischierete un lungo rinvio della Brexit (almeno un anno), come offerto nelle ultime ore anche dall'Unione europea, con il rischio che Londra debba partecipare alle elezioni europee del 26 maggio. Questo è ancora il senso dell'aut aut della premier, che stavolta potrebbe anche farcela, prima del Consiglio europeo del 21 marzo, durante il quale dovrebbe strappare il via libera all'unanimità dei 27 Stati membri della Ue, necessario per avere un'estensione. Perché se così non sarà, si rischia una lunga dilazione, cioè nessuna Brexit.

La terza tappa della maratona parlamentare cominciata martedì con la bocciatura dell'accordo con la Ue, proseguita mercoledì con il Parlamento che rifiuta l'uscita senza accordo, ieri ha messo qualche punto fermo su alcune questioni. I deputati hanno rigettato a larga maggioranza l'ipotesi di un secondo referendum (344 contrari e appena 85 favorevoli) dopo che il Labour si è astenuto sostenendo non fosse il momento giusto e rivelando una volta per tutte la propria linea. Un voto bis non è quello che i laburisti vogliono davvero (18 hanno votato contro) e l'opzione sembra accantonata per un po'. Non passano neanche gli altri emendamenti ma l'esecutivo supera di un soffio (per due voti) il rischio che il Parlamento prenda il controllo della Brexit per negoziare con la Ue e di farlo senza data di scadenza. Brexit rimandata di molto oppure addirittura nessuna Brexit.

Eppure proprio questa vittoria risicata del governo in Aula potrebbe convincere i falchi della Brexit, i deputati dell'Erg di Jacob Rees-Mogg, che è arrivato il momento di appoggiare l'accordo. Anche il Dup, il partito unionista nord-irlandese, che finora ha detto No all'intesa, facendo mancare i suoi voti decisivi, ha riaperto il dialogo sostenendo che con qualche garanzia più chiara dal procuratore generale del governo Geoffrey Cox sulla possibilità di abbandonare un trattato internazionale, le loro resistenze potrebbero cadere.

Come ormai ci ha abituato il dossier Brexit, nulla è ancora certo. Se è vero che il dibattito è ormai virato su un rinvio - corto oppure lungo - è anche vero che May non ha certezze di vincere il terzo voto in Aula sull'intesa (martedì le sono mancati 149 voti) e il clima politicoè ancora tesissimo. Il rischio di un addio che si allontana potrebbe però convincere i falchi.

E mercoledì 20 mancheranno 9 giorni alla Brexit.

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