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Conte pronto a firmare l'accordo con la Cina. Ma la Lega è di traverso

Premier e M5s: «Così vince il made in Italy» Il gelo del Carroccio: «Occorrono verifiche»

Conte pronto a firmare l'accordo con la Cina. Ma la Lega è di traverso

L'Italia firmerà il memorandum con la Cina e avvierà la partecipazione al piano di Pechino battezzato la Nuova via della seta. Il memorandum non sarà modificato, resteranno riferimenti alle infrastrutture più sensibili come le telecomunicazioni. Ma il governo garantirà il controllo dei settori strategici attraverso la golden power, cioè la possibilità di blindare delle società che gestiranno le infrastrutture realizzate con capitali cinesi in caso di rischi per la sicurezza nazionale.

Una mezza soluzione emersa nel corso di un vertice a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i vicepresidenti Matteo Salvini e Luigi Di Maio e il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Obiettivo del premier e del leader M5s, convincere Matteo Salvini ad accettare l'intesa con il presidente cinese Xi Jinping.

Raggiunto, ma a caro prezzo. Il leader della Lega ha criticato il «metodo M5s», che si è ripetuto su vari dossier. In sintesi, poca condivisione dei piani che fanno capo ai ministri pentastellati. Nel caso specifico, i tecnici del ministero degli Esteri e lo stesso Salvini hanno ricevuto solo negli ultimi giorni il documento che sancisce l'adesione dell'Italia alla Belt and Road initiative del governo Cinese. Impossibile modificarlo prima della visita in Italia di Xi Jinping.

Nel merito Salvini ha dato per buone le tesi di Di Maio e di Conte sul fatto che il memorandum non comprometterà i rapporti con gli Usa e, soprattutto, non metterà a rischio la sicurezza nazionale.

Sugli equilibri internazionali premier e vicepremier hanno dato rassicurazioni in chiaro. L'Italia è l'unico paese che ha aderito alla via della seta e «ha preteso e imposto, rispetto alla versione originaria del memorandum che era stato elaborato dalla parte cinese, un richiamo ai principi e alle regole europee», ha assicurato Conte. «Gli Stati Uniti non hanno ragione di preoccuparsi, restano il nostro principale alleato. Ho apprezzato Trump con il suo slogan America First, noi diciamo Italia First, tuteliamo i nostri imprenditori ma restiamo alleati degli Stati Uniti», ha assicurato Di Maio al termine del vertice.

Conte ha parlato vagamente degli aspetti più critici del memorandum. L'accordo darà «un nuovo impulso all'economia del Paese, dunque, senza tralasciare la tutela degli asset strategici, che non saranno interessati dal memorandum: è anzi nostro obiettivo rafforzare la Golden Power per dare maggior peso e forza agli interessi nazionali».

Nessuna concessione sugli F35, dossier collegato a quello cinese. Di Maio chiede ancora una «rivisitazione» del piano di acquisto degli aerei e spiega che del dossier si occuperanno il premier Conte e la ministra Trenta. Per Salvini l'Italia non può «restare indietro».

Nel patto non c'è solo il contributo italiano al piano per collegare la Cina al resto dell'Asia e all'Europa, attraverso i porti di Trieste e Genova. Secondo il Financial Times l'Italia sta valutando la possibilità di avere prestiti dalla Banca asiatica per gli investimenti sulle infrastrutture. Finanziamenti che rispondono a standard internazionali, compresi quelli dettati dall'Ue.

Ma anche un'alternativa ai finanziamenti del Fmi, della Banca Mondiale e anche agli eurobond per gli investimenti, di cui si parla da anni ma che l'Europa non è mai riuscita a realizzare.

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