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Il paradiso verde crollato nel sangue

Più pecore che case. E una comunità convinta che l'orrore fosse altrove

Il paradiso verde crollato nel sangue

La filosofia di un neozelandese del sud di solito ti viene spiegata al pub: «Le cose importanti del mondo accadono in Occidente nel momento in cui siamo a letto. Quando ci svegliamo, per noi sono già successe». Invece questa volta no, e quanto sopra può far immaginare come si sia sentita Christchurch nel momento in cui il sangue ha sporcato il Paradiso ideale, quello che tutto il mondo sogna per cominciare un'altra vita.

L'ultima volta che i tg locali hanno aperto con una breaking news del genere è stato nel 2011, l'anno in cui il terremoto distrusse la città e fece 185 morti: ancora oggi girando per i quartieri in cui ti colpisce la calma da villaggio-cartolina, se ne vedono i segni. E si vedono anche i progetti di ricostruzione che sono diventati meta dei tour turistici, per raccontare che un Paradiso si può ammaccare, ma mai distruggere. E d'altronde: l'isola inferiore di un Paese che tiene alla sua autodeterminazione è davvero il posto che il regista Peter Jackson - lui neozelandese del nord - ha fatto diventare il fantastico set del Signore degli Anelli di Tolkien. Altipiani infiniti con la catena del Monte Cook sullo sfondo. Dietro la quale si celano spiagge incantante (là dove fu invece girato Lezioni di piano). I colori della natura, con il verde dei prati e dei laghi ghiacciati che si fondono con un azzurro di un cielo mai così azzurro e con il blu di un mare più blu.

Insomma: chilometri e chilometri di poche case e molte pecore (in Nuova Zelanda, grande come l'Italia, ce ne sono 40 milioni per poco meno di 5 milioni di abitanti), un Paradiso per chi ama la natura dove le città fanno eccezione. Christchurch è una di queste: ha una nutrita comunità italiana (la Nuova Zelanda ha importato lavoratori «utili» da tutto il mondo) e anche se si chiama «Chiesa di Cristo» ospita un miscuglio di religioni che convivono. E intorno è lo stesso: nel middle of nowhere, il celebre mezzo del nulla, capita di trovare una piccola chiesetta che si specchia sul meraviglioso lago Tepaku dove - ad orari diversi - si celebrano sia funzioni anglicane che cattoliche. Perché poi l'unica vera religione - dove si mescolano discendenti irlandesi, abitudini british e cultura Maori - finisce per essere il rugby, che tutti giocano dopo le 5 e nei weekend, quando si smonta dal lavoro o si esce dalle fattorie. Religione di cui si parla ovviamente al pub con una birra in mano, perché quel che è già successo nel mondo ormai è storia e davanti ci sono solo i colori del Paradiso.

Che da ieri però hanno una terribile riga rosso sangue a rovinare il panorama.

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