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Tav, ecco i bandi per il tunnel Ma l'opera forse non si farà

Pubblicati gli avvisi da 2,3 miliardi per i lavori del traforo C'è la clausola: «Se gli Stati decidono lo stop, salta tutto»

Sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea ieri sono stati pubblicati gli avis de marché per la realizzazione del tunnel di base della Torino-Lione sul versante francese. Si tratta di tre lotti del valore complessivo di 2,31 miliardi di euro: per i primi due (1 e 1,12 miliardi) è richiesto alle ditte interessate di aver conseguito un fatturato di almeno 200 milioni in ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, una soluzione che apre uno spiraglio anche alla creazione di raggruppamenti temporanei che potrebbero interessare qualche big italiano dei pochi rimasti nel settore. Ovviamente è prevista la «clausola di dissolvenza», ovvero la possibilità di non dare seguito in qualsiasi momento all'appalto anche per «scelta dei due Stati».

E, come ha detto il ministro delle Infrastrutture Toninelli ieri al governatore Chiamparino, «l'opera è sospesa». Il presidente della Regione Piemonte ieri era a Roma per il confronto sul decreto Sblocca cantieri, ma ha provato inutilmente a riproporre la richiesta di una consultazione popolare sullo stop all'infrastruttura. «Bisogna lavorare, costruire, finire opere ferme da dieci anni: la Tav è una delle tante opere ferme; quello che non hanno fatto altri in tanti anni, vediamo noi di farlo velocemente», ha chiosato ieri sera Matteo Salvini.

Bisogna, tuttavia, comprendere fino a che punto la Lega intenda perseguire quest'obiettivo e quanto invece queste parole possano inscriversi nel gioco delle parti che fin qui ha caratterizzato l'alleanza giallo-verde. Perché la riunione di ieri a Palazzo Chigi che ha visto alternarsi Regioni e sindacati ha solo confermato che lo Sblocca cantieri andrà in Consiglio dei ministri mercoledì prossimo, come ha confermato il premier Conte. Con i sindacati è stato già fissato un nuovo incontro tecnico lunedì mattina. L'obiettivo, ha spiegato il capo del governo, è accelerare la crescita e lavorare come sistema Italia, perché il Paese ha bisogno di misure urgenti. Il decreto - ha detto Di Maio - sbloccherà centinaia di migliaia di posti di lavoro e rappresenta «una grande occasione per far ripartire cantieri che erano fermi da tanto tempo» a causa della burocrazia e per l'esistenza di troppe norme.

L'armonia, però, sembra non esserci. Lo «Sblocca cantieri» e il nuovo Codice degli appalti «sono un'emergenza nazionale», ha dichiarato Salvini avvertendo gli alleati. «Attenzione! Io e gli altri ministri della Lega vogliamo leggere cose c'è scritto riga per riga. Mi fido di tutti, ma come San Tommaso voglio metterci il naso», ha detto. La replica è giunta in serata da fonti M5s. «Senza spendere troppe parole ci siamo messi a lavorare e abbiamo preparato un decreto: se la Lega ha delle buone proposte siamo pronti ad accoglierle e a discuterne nelle opportune sedi di governo», il messaggio veicolato in seguito al serpeggiante malumore del Carroccio.

Di Maio ha spiegato che la «stella polare» sono i diritti dei lavoratori e la legalità. E proprio il rispetto dei diritti è la richiesta avanzata dai sindacati, che hanno indetto lo sciopero dei lavoratori delle costruzioni. «Siamo disponibili a migliorare tutto quello che è migliorabile, per ciò che riguarda la velocità delle procedure - ha dichiarato il segretario della Cgil Maurizio Landini - ma abbiamo sottolineato alcuni aspetti fondamentali: non aumentare il subappalto e mantenere tutte le norme sui diritti e la legalità». L'esatto contrario di quanto chiesto dalla Lega che ha già dovuto incassare lo stop sui supercommissari per ciascuna grande opera.

Lo sblocca cantieri parte così in salita e rischia di essere inefficace.

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