Economia

Wind scommette sulla rete 5G

Attesa per i nuovi servizi. Le sfide del settore

Wind scommette sulla rete 5G

C'è grande attesa per i futuri servizi su rete 5G. Per i maggiori operatori Tim, Vodafone e Wind Tre il lancio della nuova tecnologia è una opportunità che nessuno vuole perdere. E dunque nella settimana milanese della Digital week si moltiplicano i convegni sul tema. Wind Tre sta realizzando importanti investimenti (6 miliardi in 5 anni) per l'ammodernamento della rete. «Quando si parla di 5G - ha spiegato l'ad della società Jeffrey Hedberg - facciamo riferimento a un intero ecosistema, che diventerà imprescindibile per il sostegno dell'innovazione e della crescita. Senza infrastrutture di quinta generazione non è possibile supportare la diffusione dei servizi smart più avanzati». Ieri anche Tim ha organizzato una serie di incontri per far conoscere al grande pubblico alcune delle soluzioni innovative che arriveranno con il 5G: si spazia dal controllo dei servizi urbani alla realtà aumentata, che permetterà di viaggiare anche stando a casa. Molti servizi dunque, che i gestori di tlc sperano di vendere a tariffe ben più elevate rispetto a quelle attuali per ammortizzare gli investimenti messi a bilancio.

Entro il 2020 la rete dovrebbe essere pronta ma un assaggio dovrebbe arrivare già entro quest'anno. Il 5G inoltre fa contenti anche i produttori di smartphone visto che i «vecchi» cellulari non sono compatibili con la nuova rete mobile.

Prosegue nel frattempo la guerra tra i grandi azionisti di Tim. Ieri si è saputo, da una comunicazione alla Sec americana, che Cdp ha portato la propria quota al 9,8%. E dopo che giovedì il cda di Tim, a trazione Elliott, aveva fatto quadrato attorno al presidente Fulvio Conti e all'ad Luigi Gubitosi, ieri è arrivata la replica di Vivendi. Il gruppo francese ha rimarcato le «gravi irregolarità» del cda in vista dell'assemblea del 29 marzo, in cui il gruppo di Vincent Bolloré chiederà di sostituire cinque consiglieri in quota Elliott.

«La decisione di Tim dell'altro ieri- ha scritto Vivendi - conferma che il cda si controlla da sè. E quindi si è rafforza per gli azionisti la necessità di installare un board veramente indipendente con un cda neutrale per ripristinare una «adeguata governance».

I francesi hanno quindi sollecitato collegio sindacale e Consob «a esercitare i rispettivi poteri per indagare ulteriormente».

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