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La Rossa ci ha subito traditi Ma stavolta diamole fiducia

Ferrari dietro anche la Red Bull. Il team principal ingegnere la chiave per raddrizzare la situazione

La Rossa ci ha subito traditi Ma stavolta diamole fiducia

Per cui bene così. In fondo, negli ultimi due anni, chi aveva vinto il primo Gran premio stagionale, cioè questo, cioè l'Australia, cioè la Ferrari, cioè Sebastian Vettel, non ha poi conquistato il titolo mondiale. Per cui bene così. A Melbourne, il tedesco della Rossa non ha toccato palla. Venerdì mesto, sabato mesto, domenica mesta e ritorno in Europa mestissimo. Per lui solo quarto, dietro persino alla Red Bull al debutto con l'Honda. Poco, per le ambizioni di una squadra che, per dirla con le parole di vigilia del neo team principal Mattia Binotto, ha «una monoposto con una stabilità aerodinamica importante, prevedibile e costante a medie e alte velocità, con il vento laterale, in curva e nei rettilinei». Ma, a quanto pare, non a Melbourne. A Melbourne la Rossa è in balìa degli eventi.

È però proprio alle parole di Binotto, oltre alla cabala degli ultimi due anni, che ci dobbiamo affidare per sperare, nonostante tutto, che sia stagione diversa. Per la prima volta, le frasi ottimistiche in questione sono state pronunciate da un team principal anche tecnico. Hanno dunque un peso specifico diverso: i manager di volta in volta prestati al ruolo possono non capire, fraintendere, persino farsi ingannare dalle supercazzole degli ingegneri; un tecnico come Binotto, no. Dunque, se alla vigilia, dopo due splendide sessioni di test, aveva detto belle cose, dobbiamo dargli fiducia ora che dice «fin da venerdì non ci siamo sentiti a nostro agio ma la SF90 ha un potenziale ben superiore e non siamo riusciti a sfruttarlo. Qui l'asfalto è più liscio... Dobbiamo riguadagnare la posizione che meritano la SF90 e i nostri tifosi. Non c'è un singolo problema da valutare e sistemare...».

L'atto di fiducia durerà una manciata di gran premi poi, come i pizzini di Mission impossible, si autodistruggerà. Nel frattempo, c'è tutto per raddrizzare la situazione e tornare a fare bene. Anche perché un paio di ceffoni ai bontemponi della Mercedes non sarebbe male darli al più presto. Che la Ferrari-macchina poco amasse il tracciato di Albert Park si sapeva. Anche se questa storia di una monoposto che concettualmente poco digerisce certe piste può valere una stagione, massimo due, non una vita. Però, prendendo anche per vera questa favola tecnica e, di segno opposto, l'attrazione fra Melbourne e le frecce d'argento, la sensazione grande è che queste si siano nascoste durante le prove catalane. Il che, parlando di sportività ed eleganza, non è proprio gesto bellissimo.

Mesti i ferraristi, eccetto uno: Charles Leclerc. Ha corso gara giusta e intelligente. Al via è partito meglio del compagno che, se non fosse stato tale, avrebbe sorpassato. In gara, una digressione sull'erba e poi posizione congelata dietro Seb. Ubbidiente. Per ora. Buonissima, ovviamente, la prima del vincitore, di Bottas, che neppure con la barba riesce a nascondere la faccia da bravo ragazzo. È stato veloce e perfetto in tutto. E con Hamilton si è comportato come il maggiordomo col ricco ospite snob che in malo modo gli chiede un altro flûte. Per tutta risposta gli ha consegnato l'intero vassoio e se ne è andato lontano. Ben 21 i secondi al traguardo sul compagno (un minuto su Vettel e Leclerc), giri veloci in serie e un punto in più alla fine. E nel giro di rientro, via radio, ha pure fatto il cattivo ragazzo: «Fottetevi...». Dedicato a chi l'aveva criticato nel 2018, dirà. Cioè tutti. In Mercedes hanno poi parlato di fondo rovinato per spiegare il distacco di Hamilton al traguardo. Sarà stato vero? È ormai chiaro che il bravo ragazzo una stagione al servizio di Lewis non la vuole più fare; così come è chiaro che per la Mercedes vincere con il finlandese varrebbe di più.

Anche su questa guerra interna può contare la Rossa per tornare subito in partita.

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