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"Nega la violenza sulle donne". E il Congresso delle famiglie ​vuol querelare Di Maio

Lo scontro sul Congresso mondiale delle famiglia. Di Maio attacca e gli organizzatori sono pronti a querelare

Da sinistra Alberto Zelger, Brian Brown, Federico Sboarina, Antonio Brandi, Jacopo Coghe
Da sinistra Alberto Zelger, Brian Brown, Federico Sboarina, Antonio Brandi, Jacopo Coghe

Gli organizzatori del tredicesimo Congresso Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo prossimi, hanno minacciato querela nei confronti del vicepresidente del Consiglio e leader del Movimento Cinque Stelle, l'onorevole Luigi di Maio, per le sue ultime affermazioni in merito all'iniziativa.

"Di Maio ha scelto la poltrona comoda della casta e di offendere le famiglie. Le sue affermazioni di oggi su Facebook sono da querela", hanno scritto in un comunicato stampa Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del Congresso che sta infiammando la politica italiana.

Brandi e Coghe, in particolare, si riferiscono alle affermazioni del grillino che su Facebook, nella mattinata del 18 marzo, ha scritto: "se qualcuno di voi pensa che la donna debba restarsene a casa a farsi dire quello che deve fare, allora il MoVimento 5 Stelle non è per voi. Io a un convegno come quello di Verona, dove si arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne, non ci vado. E non ci andrà nessun parlamentare del MoVimento! Noi abbiamo un’altra idea di mondo. Noi pensiamo che la famiglia sia sacra, ma crediamo anche nelle libertà, nei valori, nel progresso. E vi dirò: questi valori a me li ha insegnati proprio mia madre!".

Gli organizzatori del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona si chiedono come sia possibile, per un vicepremier "diffamare così il Congresso e noi organizzatori", spiegando che loro non hanno "mai detto o pensato una cosa del genere", professandosi credenti "nella libertà, nei valori e nel progresso", dicono Coghe e Brandi a Di Maio.

Poi minacciano "azioni legali" per quello che definiscono "fango" che il leader del 5 Stelle sta "buttando addosso" ad organizzatori e partecipanti al Convegno. "Noi non vogliamo obbligare la donna a lavare e stirare, quella è la macchietta che dipingono certi giornali neanche più utili ad incartare le uova e infatti in grande crisi", accusano dal Congresso. "Noi siamo per l’articolo 37 della Costituzione che parla di promozione di politiche che assicurino alla donna lavoratrice 'gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore', e condizioni di lavoro che consentano 'l'adempimento della sua essenziale funzione familiare'".

Gli organizzatori del Congresso delle Famiglie attaccano anche l'M5S chiedendosi provocatoriamente se per Di Maio "le migliaia di madri e nonne casalinghe che hanno dedicato la vita alle proprie famiglie non siano realizzate come donne".

"E’ una vergogna", hanno scritto gli organizzatori del Convegno, "che un vice premier si presti a questa denigrazione gratuita e illecita". E lanciano una sfida a Di Maio. Quella di fermare per strada una madre e chiederle se è "contenta di essere abbandonata dallo Stato alle oggettive difficoltà economiche, lavorative e di organizzazione".

Infine, sfidando i Cinque Stelle sul terreno della vicinanza alla gente, gli organizzatori del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona hanno sostenuto che l’Italia è con loro. "Al Palazzo non resta che scegliere se allontanarsi ancora di più dalla gente".

In soccorso dei convegnisti è arrivata la leader di Fratelli d'Italia, l'onorevole Giorgia Meloni, che su Facebook ha scritto che il Movimento 5 Stelle "diffonde fake news sul congresso di Verona sostenendo che sia contro la libertà delle donne. Dichiarazioni ridicole che non trovano riscontro da nessuna parte. Perché allora continuano questo attacco quotidiano? Perché sono dei buoni mondialisti e quindi vedono la famiglia come fumo negli occhi. Loro sono per la droga libera, per la propaganda gender, per i matrimoni di gruppo e tra specie diverse: praticamente una comitiva di punkabbestia. Solo che stanno al Governo".

L'altra vicepresidente del Consiglio e Ministero degli Interni, il leader della Lega, il senatore Matteo Salvini, ha confermato la sua partecipazione. Intervistato da Barbara D'Urso e poi su Facebook Salvini ha dichiarato: "Lo Stato non deve entrare nel salotto né nella camera da letto, nessuno deve essere discriminato in base alle sue scelte affettive, ma finché campo difenderò il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà, il pensiero dell'utero in affitto e della donna in vendita mi fa schifo.

Il bancomat del bambino, non è la mia idea di Italia".

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