Cronaca locale

Tegola sul Campidoglio: indagato anche Frongia, fedelissimo della Raggi

Il caso dello stadio della Roma scuote il M5S. Indagato il braccio destro della Raggi. Lui nega: "Mai compiuto reati"

Tegola sul Campidoglio: indagato anche Frongia, fedelissimo della Raggi

Non solo Marcello De Vito. Si allarga l'olio delle indagini su Luca Parnasi e il progetto dello stadio della Roma. A finire nel registro degli indagati è l'assessore allo Sport della Capitale, Daniele Frongia.

Il membro della giunta grillina è indagato per corruzione. "Mai compiuto alcun reato", commenta all'Adnkronos l'ex vicesindaco. "Ho appreso di essere coinvolto nell'indagine 'Rinascimento' del 2017, per la quale non ho mai ricevuto alcuna comunicazione, elezione di domicilio o avviso di garanzia. A seguito di informazioni assunte presso la procura, il procedimento a mio carico trarrebbe origine dall'interrogatorio di Parnasi del 20 settembre 2018, già uscito all'epoca sui giornali, in cui lo stesso sottolineava più volte di non aver mai chiesto nè ottenuto favori dal sottoscritto. Con il rispetto dovuto alla magistratura inquirente, avendo la certezza di non aver mai compiuto alcun reato e appurato che non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia, confido nell'imminente archiviazione del procedimento risalente al 2017".

Si tratterebbe di un altro filone di indagine rispetto a quello che ieri ha portato a quattro arresti, tra cui l'ex presidente dell'Assemblea Capitolina De Vito. Nell'inchiesta sullo stadio della Roma lo scorso 13 giugno vennero arrestate nove persone tra cui l'imprenditore Luca Parnasi, proprietario della società Eurnova, che stava realizzando il progetto dello Stadio, cinque suoi collaboratori e l'ex presidente di Acea Luca Lanzalone.

Si tratta dell'ennesima tegola (giudiziaria) che si abbatte sul Movimento cinque stelle. Sul caso di De Vito, la procura crede che ci siano delle tangenti legate ad alcune autorizzazioni per i progetti immobiliari collegati allo stadio della Roma. Dietro le sbarre sono finiti anche l'avvocato Camillo Mezzacapo, l'architetto Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli. Durante l'interrogatorio a Regina Coeli, Mazzacapo ha assicurato che non ci sarebbe stata "nessuna tangente" e che si è trattato "solo di lavoro". I soldi percepiti sarebbero "soltanto compensi per attività professionali", visto che "curava "operazioni e transazioni che si svolgono di norma nella pubblica amministrazione".

De Vito è stato immediatamente espulso da Di Maio. "Non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi. Ciò che ha sempre distinto il MoVimento dagli altri partiti è la reazione di fronte a casi del genere", ha detto il vicepremier.

L'espulsione, però, non sembra fermare il calo di popolarità dei grillini: secondo il sondaggi, il 60% degli italiani crede che ormai il M5S abbia perso il mito dell'onestà.

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