Cronaca locale

Dopo le chiusure sulla metro A, l'odissea dei pendolari romani prosegue sulla B e la C

Con la chiusura delle fermate metro di Repubblica, Berberini e Spagna, i riflettori sono tutti puntati sulla linea A, ma anche sulle linee B e C disservizi e disagi sono all'ordine del giorno

Dopo le chiusure sulla metro A, l'odissea dei pendolari romani prosegue sulla B e la C

Sono giorni difficili per il trasporto pubblico della Capitale. Dopo la chiusura delle tre fermate principali della linea A (Repubblica, Barberini e Spagna), riuscirà la linea B a reggere l’onda d’urto dei passeggeri che per arrivare in centro potrebbero, per esempio, decidere di scendere a Termini o al Colosseo?

“Tra scale mobili non funzionanti, transenne improvvisate per chissà quali falle sul soffitto, i disagi non mancano. Quando da Termini cambio per passare alla metro B c’è sempre ressa, tra turisti, romani e soprattutto rom a caccia di portafogli”, racconta una pendolare che usa sia la linea A sia la B. Un’altra ragazza, habitué della seconda linea, invece, si lamenta della scarsa frequenza dei treni e delle corse cancellate, ma anche per la mancanza di tempestività con cui la muncipalizzata dei trasporti interviene in caso di emergenza. “Prima di avere un servizio sostitutivo – scherza – passa una vita”. Lei, ci racconta, lavora come assistente familiare e viaggia abitualmente insieme a ragazzi con disabilità mentali o psichiche gravi “che, davanti alla ressa, vanno nel panico” e così “spesso dobbiamo rinunciare a prendere il treno”. “Per non parlare delle scale mobili che non funzionano quasi mai”, dice indicando le transenne che circondano l’impianto di traslazione della fermata Eur Laurentina.

Ma se qualcuno si lamenta delle scale mobili guaste, c’è anche chi dice di avere timore a prendere quelle in funzione perchè, ragiona un pensionato, “la ditta di manutenzione è uguale per tutte le linee”. D’altronde è passato poco più di un anno da quando uno degli impianti di traslazione della stazione Policlinico si è inceppato ed il nastro ha preso a scorrere al contrario. Ad allungare la lista delle cose che non vanno ci pensa Claudio De Francesco, segretario regionale di Faisa Sice, raccontandoci “dell’acqua che si infiltra da tutte le parti e che dalle gallerie arriva fino alla banchine” così come del clima di terrore che serpeggia tra i dipendenti. “Gli operatori – rivela mostrandoci un video girato da un dipendente Atac in servizio nel gabbiotto della stazione Policlinico – sono attaccati dai topi che infestano le stazioni e qualche mese fa una guardia giurata è stata persino morsa”. Insomma, De Francesco è tranchant:“Cosa aspetta la Raggi a chiedere fondi al Ministero dei Trasporti? Rispetto alle altre capitali europee siamo veramente a pezzi”.

Le preoccupazioni, oltre all’incolumità di utenti e dipendenti, riguardano anche l’immagine della città. Pensate all’impressione che riceve chi arriva nella centralissima fermata metro Colosseo nello scoprire che la banchina è off limits per disabili e anziani. “Il montascale – ammette imbarazzata un’addetta del personale Atac – non funziona da mesi perchè non è ancora stato collaudato”. “E l’ascensore?”, proviamo a rilanciare. “Non c’è”, è la risposta. Lo choc per chi approda nella Capitale senza conoscerne le “vitù” è destinato a proseguire anche fuori dallo snodo. La vista dell’Anfiteatro Flavio, infatti, è parzialmente offuscata da gru e transenne del cantiere (infinito) della metro C.

Iniziata nel 2007, la terza linea metro di Roma, avrebbe dovuto unire l’estremo Est con il Nord-Ovest. Invece, il cantiere di via dei Fori Imperiali ha aperto i battenti solo nel 2013. I lavori dovrebbero terminare entro il 2022, il timore però è che anche questa scadenza non venga rispettata. Una situazione non più sostenibile per le opposizioni che, per bocca della consigliera di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni, chiedono di verificare quali siano gli adempimenti del general contractor che sta realizzando l’opera. “Con una mozione approvata all’unanimità - annuncia la consigliera - abbiamo chiesto di estendere la linea C fino alla Cassia come da piano regolatore, ma dalle mozioni ai fatti ce ne corre”.

Le tratte finora disponibili (l’ultima è stata inaugurata a maggio scorso), invece, sono tristemente famose per le lunghe attese in banchina e il sovraffollamento dei vagoni. “C’è da aspettare il treno più di venti minuti e quando spesso è così pieno che non si può far altro che aspettare quello dopo”, si lamenta un’utente. E anche qui, incredibile ma vero, ecco che compaiono i primi guasti. Un ascensore fuori uso a Centocelle, le scale mobili guaste sia a Pantano che a Grotta Celoni e alcuni dei cancelli d’accesso alla fermata di Torre Spaccata sbarrati.

“Del resto non so – ci dice una pendolare – ma vi dico con certezza che l’ascensore di Centocelle è rotto da mesi”.

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