Cultura e Spettacoli

Aiuto, Eco teorizza il razzismo eterno

Il semiologo rincara la dose (postuma). Non bastava l'Ur-fascismo

Aiuto, Eco teorizza il razzismo eterno

Torna Umberto Eco (1932-2016), in libreria col sesto libro postumo in tre anni. Visto il successo del pamphlet Il fascismo eterno (La Nave di Teseo, 2018) era quasi inevitabile questo Migrazioni e intolleranza (La Nave di Teseo) composto da quattro scritti, due inediti. Il modus operandi di Eco è uguale: eliminare le caratteristiche storiche di un fenomeno al fine di renderlo eterno. Diventa così lecito affibbiare il titolo di fascista a qualunque cosa sfugga al comune buonsenso democratico e al politicamente corretto. Diventa così lecito affibbiare il titolo di razzista a qualunque cosa sfugga al comune buonsenso democratico e al politicamente corretto. Anche il razzismo, infatti, spogliato dalle sue caratteristiche storiche si rivela niente altro che «intolleranza selvaggia» nei confronti del diverso. Una paura atavica, antica come l'uomo, che possiamo controllare soltanto con l'educazione continua. Eco finisce col perdersi in un ginepraio anche noto come il paradosso della tolleranza, discusso acutamente da Karl Popper ne La società aperta e i suoi nemici. Si possono tollerare gli intolleranti? Risposta negativa secondo il filosofo austriaco: «La tolleranza illimitata deve portare alla scomparsa della tolleranza.

Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l'attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi». Qualora si presentino idee intolleranti e accampino pretese, Popper giustifica il ricorso alla violenza. Anche Eco sostiene che la tolleranza deve fermarsi davanti al tentativo di erodere i nostri valori. Cosa che accadrà senza dubbio a causa delle migrazioni; e accadrà in forma violenta. A questo punto, Eco dovrebbe spiegare cosa renda i nostri valori più desiderabili di altri. Ma si ferma qui, altrimenti si infilerebbe in un altro ginepraio, quello utile a stabilire se una civiltà può essere considerata superiore a un'altra. Un ginepraio affrontato nell'articolo Le guerre sante. Passione e ragione, apparso su la Repubblica il 5 ottobre 2001, stranamente non incluso in Migrazioni e intolleranza. Per il resto, Eco dà prova di «intolleranza selvaggia» distribuendo le accuse di razzismo a chiunque non la pensi come lui su temi come l'immigrazione e il multiculturalismo. Ne esce un minestrone cucinato da uno chef che non utilizza idee chiare e distinte: la Lega è razzista e ha pulsioni selvagge, Breivik è razzista, Marine Le Pen è razzista ma almeno si porta dietro qualche intellettuale.

Insomma, per demonizzare l'avversario politico, se non basta qualificarlo come fascista, si può accennare al suo eterno razzismo.

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