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Haftar sferra l'attacco a Tripoli Serraj bombarda: Libia nel caos

Generale a 80 km dalla capitale. Il governo ordina la difesa Guardia Costiera in crisi: si rischia un boom di partenze

Haftar sferra l'attacco a Tripoli Serraj bombarda: Libia nel caos

Più che preoccuparsi dei 64 migranti «salvati» dalla Ong tedesca Sea Eye Matteo Salvini e i ministri giallo-verdi farebbero meglio, ora, ad occuparsi di quanto avviene a Tripoli. Perseverando nell'apatia che ha contraddistinto l'azione politica sul fronte libico il governo rischia di far i conti con una nuova e più grave crisi migratoria. Da mercoledì notte l'Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar controlla la cittadina di Gharian, 80 chilometri a Sud della capitale. Ieri è arrivato l'ordine di attaccare Tripoli: «È il momento di rispondere all'appello dei nostri fratelli, hanno avuto troppa pazienza». E il premier del governo sostenuto dall'Onu, Fayez al Sarraj, ha autorizzato le milizie sotto il suo comando ad attaccare e bombardare le posizioni occupate da Haftar.

Neppure il momento politico sembrerebbe, in teoria, quello ideale per un'offensiva. Minacciare la capitale alla vigilia della conferenza di Ghadames del 14 aprile organizzata dall'Onu per rilanciare i negoziati tra le diverse componenti politiche, etniche e tribali della Libia equivarrebbe a dimostrare un chiaro disinteresse per una soluzione pacifica. Ma forse Haftar e i suoi principali alleati, tra cui Francia, Arabia Saudita, Russia, Emirati Arabi ed Egitto, puntano proprio a far saltare un negoziato considerato inutile, dannoso e inconcludente. E la decisione di conquistare Gharian mentre il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres arrivava a Tripoli per incontrare il premier Serraj lo comproverebbe.

Comunque sia se Tripoli piange Roma non sorride. La mobilitazione delle milizie della capitale rischia di mandare a pezzi i delicati meccanismi che garantiscono il funzionamento della Guardia Costiera e la distribuzione dei lucrosi sussidi indispensabili per convincere i trafficanti di uomini a rinunciare alle loro attività. Milizie e gruppi criminali fuori controllo lavorerebbero a pieno ritmo per mettere in mare le scorte di migranti e realizzare gli ultimi affari prima della fuga. Ma neppure una vittoria di Haftar segnerebbe probabilmente la fine delle partenze. L'arma dei flussi migratori è la più usata sin dai tempi di Gheddafi. Da qui in serata la decisione di rivolgere un appello congiunto, insieme a Stati Uniti, Francia ed Emirati Arabi, a tutte le parti per «ridurre immediatamente le tensioni».

La situazione dell'Italia è quanto mai precaria. Il tentativo di strappare Haftar dall'orbita esclusiva della Francia avviato alla conferenza di Palermo non ha fatto mezzo passo avanti. E per quanto il generale non manifesti particolare ostilità nei nostri confronti e abbia incontrato a metà febbraio l'ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi, la situazione non gioca certo a nostro favore. El Fil, il più importante pozzo petrolifero dell'Eni, è da due mesi nelle mani di Haftar dopo una spettacolare l'offensiva lanciata dal generale nel Sud del Paese. Ad aggiungere incertezza contribuisce è la precarietà delle nostre alleanze. Dopo i tentati accordi tra Di Maio e i gilet gialli, l'Eliseo è ancor più deciso a metter fine ai nostri interessi libici e lavora per strapparci il comando di una futura nuova missione Sophia. E di certo non ci farà sconti se il suo protetto arriverà a Tripoli. Il nuovo scontro con l'Egitto sul caso Regeni, avviato ad ottobre dal presidente della Camera Roberto Fico, ha invece compromesso la disponibilità fin lì dimostrataci dal presidente Abd El Sisi. Ancor meno aiuta, in questo momento, l'attivismo del premier Giuseppe Conte reduce da una visita in quel Qatar considerato alla stregua di un nemico da un'Arabia Saudita grande finanziatrice del generale libico.

E dopo gli accordi commerciali con la Cina che tanto hanno infastidito Washington persino Donald Trump è pronto a voltarci le spalle e a dimenticare per sempre la proposta di una comune cabina di regia sulla Libia offerta al nostro premier la scorsa estate.

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