Salute

In Francia ritirate le protesi: "Sono cancerogene, 3 morti"

I modelli «ruvidi» possono predisporre a un linfoma E in Italia il ministro Grillo chiede un «parere urgente»

In Francia ritirate le protesi: "Sono cancerogene, 3 morti"

Roma Vietate in Francia le protesi mammarie a superficie testurizzata: potrebbero essere cancerogene. E in Italia il 95 per cento delle protesi mammarie impiantate negli ultimi dieci anni sono testurizzate. Gli impianti sono finiti nel mirino della Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari (Ansm) che ha inviato ai produttori una lettera lo scorso 2 aprile bloccandone la distribuzione. L'ipotesi è che le protesi possano aumentare il rischio di una rara e aggressiva forma di cancro: il linfoma anaplastico a grandi cellule. Per il momento la Francia ha imposto lo stop a «titolo precauzionale» a sei produttori: Allergan Biocell, Arion, Sebbin, Nagor, Eurosilicone e Polytech, imponendo il divieto di «immissione sul mercato, distribuzione, pubblicità e utilizzo». Eppure in Francia il divieto riguarda «meno del 30 per cento di tutte le protesi mammarie» commercializzate nel paese. L'incidenza del rischio è ritenuta bassa e quindi l'Ansm «non raccomanda l'espianto preventivo per le donne portatrici di tali impianti». Dal 2011, su circa 500.000 donne con protesi mammarie in Francia, ci sono stati 56 casi di questa forma rara ma aggressiva di cancro. Quasi tutti i casi riguardavano donne con protesi a guscio testurizzato. Tre delle pazienti sono morte. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha quindi annunciato di aver chiesto al Consiglio superiore di sanità, Css, un «parere urgente» sulle protesi per «avviare eventuali opportune iniziative nei confronti dei fabbricanti coinvolti nella produzione dei dispositivi a rischio». Il neopresidente del Css, il professor Franco Locatelli, spiega di non aver ancora ricevuto la richiesta dal ministro. «Non appena riceveremo tutta la documentazione dal ministero -precisa Locatelli- Ci attiveremo per dare una valutazione del caso per arrivare ad un giudizio obiettivo basato sull'evidenza dei dati». La risposta, assicura il professore, arriverà «nel più breve tempo possibile senza trascurare nessun elemento». Un parere che sarà determinante vista l'esperienza specifica del professor Locatelli, direttore del Dipartimento di OncoEmatologia e Terapia Cellulare e Genica del Bambin Gesù ed esperto di terapie innovative nel campo delle malattie rare. Sulle protesi al seno potenzialmente cancerogene è già stata aperta un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Torino in seguito a un esposto del Codacons. L'associazione a tutela dei consumatori spiega di essersi rivolta alla Procura per «tutelare la salute di migliaia di donne italiane che hanno subito l'impianto di protesi mammarie potenzialmente pericolose». Il Codacons fa notare che l'Ansm aveva già disposto la sospensione della vendita «per possibili effetti cancerogeni derivanti dall' uso di tali dispositivi medici, e almeno tre regioni italiane nel gennaio 2019, Toscana, Liguria e Trentino Alto Adige, avevano disposto verifiche e controlli» proprio sulle pazienti alle quali erano state impiantate queste protesi. I dati a disposizione degli esperti evidenziano che negli ultimi 8 anni i casi di linfoma anaplastico su 411 mila protesi impiantate in Italia per ragioni estetiche o ricostruttive sono stati 41. Il dato che preoccupa è quello del progressivo aumento del numero di casi diagnosticati: 1 caso nel 2010, 8 casi nel 2015.

A livello globale vengono stimati 800 casi su 10 -35 milioni di pazienti impiantati.

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