Incendio a Notre Dame

È partita la colletta mondiale: già superata quota 700 milioni

Le famiglie Pinault e Arnault a capo dei colossi del lusso «Kering» e «LVMH» si sono già mobilitati per il restauro

È partita la colletta mondiale: già superata quota 700 milioni

Serviranno anni, pazienza e grandi talenti europei, annuncia Macron. Ma la ricostruzione di Notre-Dame è già partita virtualmente con la colletta annunciata in diretta dal presidente francese. Sarà «mondiale» e senza distinzioni di gilet. Ci mancherebbe, siamo in Francia.

Per ora hanno risposto all'appello i miliardari francesi e qualche artista dal cuore d'oro. Come Andre Rieu, vulcanico direttore d'orchestra olandese che ha promesso di spedire 700 tonnellate di acciaio. Serviranno di sicuro. Anche «Groupe Charlois», il più grande operatore di legname di quercia in Francia, ci metterà del suo impegnandosi a donare il legno per il rifacimento del telaio portante della cattedrale, chiamato «il bosco». «Anche se - fanno sapere - per costruire una scorta di tronchi di quercia di questa qualità in quantità sufficienti, ci vorranno diversi anni». Inoltre ogni proprietario forestale cederà una quercia per la ricostruzione su iniziativa della fondazione «Fransylva» che riunisce i 3,5 milioni di proprietari di foreste private. Infine l'unione dei taglialegna francese si è impegnata a riservare le sue «querce più belle» per il cantiere. «I francesi si sono mobilitati - commenta Druilhe Michel, presidente della Interprofession France Wood Forest-. Il settore aveva già offerto querce per la ricostruzione del Parlamento della Bretagna, rifatta in modo identico dopo lo spaventoso incendio del 1994».

Ma torniamo ai paperoni francesi. Grazie a loro, a meno di 36 ore dalla prima scintilla, le donazioni hanno superato quota 700 milioni. E con la Bce che ha assicurato uno «sforzo» si può anche fantasticare. Della raccolta se ne sta occupando la Fondation du Patrimoine Francoise. Già acquisita la quota del sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, che ha fatto sapere di aver versato 50 milioni, fa scalpore la donazione dei Pinault (la famiglia a capo di «Kering», il gigante del lusso che controlla anche Gucci e Balenciaga) che ha stanziato 100 milioni. Posta raddoppiata da parte dell'altro big del lusso «Lvmh» (Louis Vuitton Moet Hennessy e a capo di marchi del calibro di Fendi, Bulgari, Christian Dior, DKNY, Guerlain, Givenchy, Kenzo) che ha rilanciato con 200 milioni. E ancora. La famiglia Bettencourt-Meyers, tra le più ricche di Francia, eredi del colosso L'Oreal, donerà anch'essa 200 milioni di euro. Infine Bnp Paribas vuole contribuire con 20 milioni, il gruppo Bpce e Societè Generale hanno indicato come donazione 10 milioni ciascuno e Credit Agricole ha stanziato 5 milioni. Ma non è solo la Francia a scendere in campo materialmente. Negli Usa qualcosa si muove con l'attivazione della «French Heritage Society», un'organizzazione che ha sede a New York, dedita proprio alla conservazione dei tesori architettonici e culturali francesi.

Già oggi si potranno vedere gli effetti.

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