Cultura e Spettacoli

Le vittime del terrorismo hanno diritto alla verità

Il nipote di Giuseppe Ciotta ucciso da Prima linea: "L'accesso agli atti di quel periodo è fondamentale"

Le vittime del terrorismo hanno diritto alla verità

Anche quest'anno il 9 maggio, giornata in memoria delle vittime del terrorismo, sarà nelle mani della sinistra che continuerà a gestire quello che dovrebbe essere un importante momento non solo per i familiari delle vittime ma per tutta l'Italia come se fosse «cosa loro». La cerimonia si svolgerà presso la Camera dei Deputati presieduta dall'onorevole Roberto Fico con la presenza muta del presidente Mattarella e il tema sarà la strage di piazza Fontana.

Il senso che si voleva dare a questa giornata è stato completamente distorto. La giornata del 9 Maggio, con una sorta di «accentramento democratico», è stata da sempre diretta e monopolizzata dal Quirinale a partire dalla presidenza di Napolitano con il quale ebbi un acceso scontro tramite stampa proprio per aver puntato il dito sulla sceneggiata che stavano organizzando. Quasi tutti quelli che sono stati coinvolti nelle organizzazioni delle cerimonie per la memoria sono stati casualmente poi tutti cooptati dalla sinistra. Prima il figlio di Calabresi, poi la Tobagi, poi Bolognesi, poi la figlia di Guido Rossa, per citarne alcuni, e oggi cosa accadrà? Non immagino pensare come verrà strumentalizzato tutto in funzione di queste elezioni europee. Giovedì 11 aprile sono stato al convegno L'eredità degli Anni di Piombo. Promuovere processi di rielaborazione sociale tra memorie traumatiche ed oblii alla Cattolica di Milano. Ho avuto la conferma che le attività svolte fino ad oggi in questo ambito hanno portato a nulla se non a mettere sul piedistallo persone che non hanno contribuito alla ricostruzione della verità e divulgazione della stessa ai posteri. Le nuove generazioni percepiscono un vuoto nella memoria del Paese di quel periodo e una condanna non chiara e univoca della violenza di quegli anni da parte di alcuni ambienti politici, culturali e mediatici. Addirittura, in uno studio, l'80% degli intervistati si sente per nulla o poco informato su quegli eventi, e il 60% non ha mai sentito parlare del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo. Ancora più forte in me si fa strada la determinazione di non poter mollare la presa. La disponibilità del ministro Salvini nel permetterci di avere accesso agli atti di quel periodo è un'occasione unica. Poter finalmente scrivere la verità sui libri di Storia e poterla lasciare alle nuove generazioni è una cosa che non ha prezzo per chi ha subito sulla propria pelle l'assurda ferocia di quell'oscuro periodo. Quello che sta facendo il ministro è un grande atto di responsabilità e di coraggio che va oltre qualsiasi schieramento politico o ideologia, questo suo agire ridà finalmente dignità alla politica italiana. Come cittadino essere stato ascoltato dal ministro, che ha risposto in maniera così tempestiva e pragmatica alla richiesta di verità storica, ridà linfa a un impegno che ha percorso tutta la mia vita ma che spesso era stato mortificato dalla volontà di chi aveva deciso di chiudere a chiave nel baule dell'oblio una verità così forte ed importante per tutti gli italiani.

Il bisogno di verità e giustizia non ha colore o distintivi, capisco la sorella di Cucchi, così come chiunque si sia sentito sopraffatto da un potere oscuro e forte, che decide di manipolare la vita degli altri senza nessuna pietà. Ma accadono all'improvviso delle congiunture che permettono a «Davide di sconfiggere Golia». E così oggi finalmente, si potrà cercare di ricostruire quel filo diabolico che ha collegato le mani di quei killer italiani a quelle di menti criminali fuori dai nostri confini che avevano deciso di tessere la trama del terrorismo italiano per sovvertire l'ordine che si stava creando. Mi auguro che il 2 maggio il presidente della Repubblica Mattarella rientri dalla visita in Francia con la chiusura dell'accordo sulle estradizioni dei terroristi che sono tutti già condannati.

Probabilmente gli interessi nascosti dietro le manovre che hanno tirato i fili di quei tragici momenti sono stati coperti anche da forze interne al nostro Paese deviate e corrotte. Sappiamo bene che rispetto a certe trame non siamo altro che piccole pedine e che dietro a certe guerre i numeri non contano, ma i segni sulle persone rimangono indelebili soprattutto quando le vite delle famiglie vengono stravolte irrimediabilmente. Io avrei tanto voluto entrare nell'Arma ma mia madre mise il lutto per zio Peppino quel terribile 12 marzo 1977 e non lo tolse mai più e non mi permise di assecondare quel sogno. Infatti, da quel giorno, iniziò a prendere tranquillanti per dormire e oggi purtroppo a 80 anni ne porta le conseguenze. Ma adesso finalmente potrò iniziare a comporre il puzzle e a cercare le risposte alle domande che ho formulato grazie alle tante informazioni che ho raccolto nel tempo. Come mai nell'arco di 4 anni tutta la squadra del primo nucleo antiterrorismo, Ciotta (mio zio), Berardi, Esposito e Vinci, venne eliminata con attentati diretti ai singoli componenti? Potrebbe essere stata una conseguenza di un'operazione legata ad una certa perquisizione che avevano condotto tempo prima? E come mai il mandante dell'omicidio di mio zio, Marco Donat Cattin, che incontrava in segreto la madre, riuscì a fuggire mentre il padre svolgeva la carica di onorato ministro? So che scoperchiare il vaso di pandora potrebbe essere molto pericoloso ma spesso per avviare un cambiamento bisogna passare per la strada più difficile e dolorosa ma poi non può che arrivare la luce. O almeno è quello che abbiamo bisogno di credere.

Tutto questo ci potrà aiutare a comprendere il perché delle incombenze che alcuni Paesi stranieri hanno avuto sullo scenario italiano e come siano arrivati ad essere così «invadenti». Dobbiamo imparare ad amare di più il nostro Paese e a saperlo difendere. In fondo essere in Europa è come gestire il rapporto con la propria compagna, per essere sano i due partner non devono perdere la loro identità e nessuno dei due deve sopraffare l'altro.

Solo così si può pensare che la coppia rimanga unita e forte.

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