Incendio a Notre Dame

Nascerà una nuova cattedrale Ma sarà una copia senza anima

La Notre-Dame ricostruita sarà un'imitazione perfetta. Non avrà però onore, valore e significato dell'originale

Nascerà una nuova cattedrale Ma sarà una copia senza anima

Notre-Dame è stata devastata dal fuoco, ma verrà ricostruita. C'è chi ha ricordato la distruzione, per opera dei bombardamenti anglo-americani, della città di Dresda, che è stata ricostruita; chi menziona l'incendio del teatro La Fenice di Venezia, che è stato ricostruito. Insomma, come prima nel luogo di prima, con la scontata, importante gara di solidarietà.

Ma è davvero la stessa cosa il nuovo che sostituisce l'originale distrutto? Proprio no. Diciamo che si fa di necessità virtù, e nel caso di Notre-Dame, per alleviare adesso il dolore della perdita, si dice che nel tempo è stata sottoposta a diversi rifacimenti, e, si potrebbe anche ricordare che la sua fabbrica è stata edificata sul sito di un tempio romano, e, per concludere, si potrebbe aggiungere che la tanto ammirata guglia della cattedrale, alla cui distruzione abbiamo assistito guardando le immagini più drammatiche di quella notte infernale, è stata costruita in stile neo-gotico a metà del 1800 dall'architetto Viollet-le-Duc, che con l'impianto duecentesco di Notre-Dame aveva a che fare poco o niente.

Dunque, si ricostruirà; la bravura di ingegneri e storici dell'arte, accompagnata dalle tecnologie più sofisticate, ci restituirà un'immagine della cattedrale che corrisponderà a quella mezza distrutta dal fuoco. Ma non sarà assolutamente la stessa cosa di quella originale.

Senza incertezze, attribuiamo un significato prezioso a ciò che è originale, a qualcosa di originale in generale. È un significato che non si giustifica in considerazione dell'oggetto a cui ci si riferisci, ma proprio in riferimento a un ideale che trascende la materia-natura dell'oggetto stesso e che rinvia ai valori e ai fondamenti della nostra cultura. Consideriamo, per esempio, l'imitazione perfetta di un quadro. Supponiamo che sia un'opera di grande valore e che la copia sia così accurata da aver sempre ingannato tutti. Quella copia viene ammirata con devozione, si vende o si compra a prezzi altissimi, trova la sua collocazione in un museo... Poi, un giorno, per i motivi più diversi, si scopre che quel quadro non è originale ma, appunto, una copia. All'improvviso, tutto l'onore e il valore che prima gli si attribuiva, svanisce: il quadro non vale più niente. E non ci si limita neppure a dire che si tratta di un'imitazione, ma di un falso, parola con cui si vuole sottolineare l'inganno e la truffa verso coloro che hanno creduto nel valore inestimabile dell'originale.

Dunque, l'oggetto era perfettamente identico a quello da cui è stato copiato; esso veniva apprezzato come se fosse un capolavoro; il mercato di solito attentissimo gli aveva attribuito quotazioni da capogiro... e adesso tutto è finito nel nulla perché qualcuno ha scoperto che si tratta di un'imitazione, di un «autentico» falso. Ma se non fosse stata fatta questa scoperta, non avremmo continuato a ritenerlo bellissimo e preziosissimo?

È evidente che la differenza della copia dall'originale non sta nell'oggetto in sé ma in qualcos'altro. Sta nel nostro sentimento e nella nostra cultura che premiano il valore dell'idea, di quell'idea che genera qualcosa dal nulla o dalla materia, quella creatività, cioè, che dà forma concreta a un pensiero rendendolo cosa visibile o comunicabile.

Questa è la magia dell'arte che non ha nulla di venale: essa ci fa comprendere e amare il valore irripetibile della creatività geniale, non omologabile. Un valore che dobbiamo apprezzare, in cui dobbiamo credere, tanto più importante in questi tempi in cui tutto è manipolabile e replicabile: dal corpo umano a un oggetto d'arte.

Una magia, quella della visione dell'originale, che ci fa comprendere e amare quella cosa che si chiama «cultura».

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