Politica

Il voto tradito

Da quando c’è questo governo, nonostante le promesse, siamo tutti un po’ più poveri, furbetti del reddito di cittadinanza a parte

Il voto tradito

Quando si va a votare, all’entrata del seggio bisognerebbe porsi una sola domanda: quest’anno pago più o meno tasse dello scorso anno? Se la risposta è «meno», andrebbero premiati i partiti di governo; se è «più», il nostro voto dovrebbe servire a cacciarli. Questo perché la pressione fiscale è indice di tante cose, non solo della nostra ricchezza personale che già di per sé è un dato importante.

L’equazione è semplice: siccome più grande è la fetta che si prende lo Stato e più piccola sarà la torta a disposizione di tutti, il sacrificio potrebbe valere la pena solo se la fetta pubblica venisse ridistribuita sotto forma di servizi efficienti e occasioni di sviluppo, tra tutti i partecipanti al banchetto. Come ben sappiamo, così non è. Paghiamo un mucchio di tasse ma il Paese non cresce, la giustizia non funziona come dovrebbe, i ponti crollano, in molte zone la raccolta dei rifiuti e lo stato delle strade sono a livello da Terzo mondo, le forze di polizia piangono miseria, i tempi di attesa per le visite in ospedali pubblici (anche per malattie gravi) sono vergognose, la compagnia aerea di bandiera è fallita più tutto il resto che ben sappiamo. In Italia la raccolta fiscale non serve per ridistribuire reddito (la povertà è in aumento), creare lavoro (la disoccupazione è tra le più alte dell’Occidente) o benessere. Al punto che viene da chiedersi dove diavolo finiscano tutti questi soldi che per di più non bastano mai, tanto che anche il «governo del cambiamento» non solo non ha abbassato le tasse ma si appresta ad alzarle ulteriormente, per di più dopo avere sforbiciato le pensioni al ceto medio. In questo anche Salvini è una delusione e si sta prestando al gioco di chi aveva teorizzato, tale Karl Marx, padre del comunismo, che per uccidere il capitalismo la via maestra è «tasse, tasse, ancora più tasse».

Io non ho ben capito che idea di Italia e di Europa questi signori abbiano in mente, ma so che con una politica fiscale vessatoria anche provvedimenti condivisibili tipo i porti chiusi o città più sicure, lasciano il tempo che trovano. Di insicurezza certamente si può morire, ma di sola sicurezza non si campa, perché l’insicurezza economica può essere più pericolosa di quella fisica. Da quando c’è questo governo, nonostante le promesse, siamo tutti un po’ più poveri, furbetti del reddito di cittadinanza a parte.

Forse l’unica tassa che avrebbe senso e gettito sarebbe quella su ogni promessa di abbassare le tasse.

Commenti