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L'Azienda Italia cambia pelle Ma sulla robotica è in ritardo

Tra le imprese aumenta l'impiego di tecnologie digitali per migliorare la produttività. Lo scoglio dei costi

Anche una produzione storicamente italiana come quella vitivinicola è entrata a pieno regime nel mondo di «Industria 4.0». L'azienda «I Borboni», operante nel Casertano, ha digitalizzato i sistemi gestionali e di logistica utilizzando processi di automatizzazione. Sempre in Campania, ma questa volta nel Cilento, le Cantine San Salvatore hanno sfruttato gli sgravi del piano Industria 4.0 per dotare il vigneto di sensori IoT in modo da creare un quaderno di campagna digitale che consenta agli agronomi che lavorano per l'azienda di costruire modelli previsionali sfruttando i big data.

Una recente indagine effettuata da Shell Lubricants in collaborazione con Edelman Intelligence ha evidenziato che il 94% dei responsabili acquisti delle imprese italiane dichiara di aver utilizzato almeno una tecnologia 4.0, un valore più alto della media europea (86%). Relativamente ai singoli strumenti tecnologici, invece, l'Italia utilizza maggiormente le attrezzature autonome (60%), quelle basate su sensori (56%) e quelle interconnesse tramite Internet of Things (42%). Meno comuni, invece, risultano le tecnologie basate sui Big Data (28%) e la robotica (22%), evidenziando in questo modo un netto affanno del nostro Paese rispetto ai trend internazionali che vedono un ruolo sempre più preponderante della data analytics. Da una parte c'è la consapevolezza che l'acquisto di tecnologie di ultima generazione possa aumentare considerevolmente la produttività (50% del campione). Dall'altro lato, si manifesta notevole cautela: il 64% degli intervistati ritiene che l'acquisto di macchinari 4.0 sia troppo oneroso. A frenare gli acquisti delle aziende, però, è la difficoltà nell'investire nel nuovo se le proprie attrezzature sono ancora operative e funzionanti (70%).

Una ricerca di Digital360 ha evidenziato una situazione analoga. Il 20% degli italiani è informato su cosa sia la blockchain, mentre la percentuale di chi conosce la tecnologia sale all'85% tra le aziende. La blockchain è vissuta come un'opportunità da tutti coloro che sono informati sulle sue peculiarità: il 53% della popolazione italiana la ritiene importante per sé e per la propria vita, il 68% per lo sviluppo economico del Paese. Tra i manager d'azienda, addirittura, il 72% ritiene che la blockchain sia importante per la propria vita, il 79% la giudica importante per lo sviluppo economico del Paese. Nell'opinione degli intervistati questa nuova tecnologia è utile in particolare per le transazioni monetarie e finanziarie (43% del campione), per la cyber security (33%), per la burocrazia e pubblica amministrazione (29%). Anche per i manager al primo posto ci sono le transazioni monetarie e finanziarie (71%),seguite dalla gestione della supply chain e della distribuzione (50%) e dalla burocrazia (47%).

«La scelta di puntare sull'innovazione è strategica perché mentre il Pil si attesterà nel 2019 vicino o forse anche sotto la crescita zero, il mercato Ict continua a crescere al +2,5%», ha commentato Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, sottolineando che l'azione di governo è stata carente di equilibrio. «Alcuni provvedimenti varati sono ottimi, come il voucher per digital manager o l'innalzamento delle detrazioni per chi investe in startup; altri sono ancora da attuare come il Fondo Innovazione che dovrebbe mobilitare un miliardo per il venture capital ma necessita di governance e competenze», ha aggiunto criticando sia la riduzione dell'iperammortamento che l'ipotesi di introdurre una web tax sul fatturato delle imprese che utilizzano il canale di vendita digitale.

E tra le misure sicuramente positive della legge di Bilancio c'è lo sblocco di 225 milioni di risorse per i confidi, che associano 1,3 milioni di micro, piccole e medie imprese e che hanno rilasciato oltre 13 miliardi di euro di garanzie in essere su circa 27 miliardi di euro di finanziamenti bancari. L'obiettivo della misura è permettere la concessione di nuovi finanziamenti per il tessuto imprenditoriale nazionale e la stima è di almeno un miliardo di nuova finanza destinata alle Pmi.

L'ultima analisi di Crif ratings ha inoltre evidenziato che il sistema dei confidi vigilati ha molto migliorato il profilo di rischio finanziario. I risultati dell'indagine hanno evidenziato una progressiva migrazione dei confidi maggiori verso le classi di rischio medio-basso durante il periodo 2015-2017. Circa il 54% dei confidi ha sperimentato un miglioramento del proprio profilo di rischio, a fronte del 34% che ha evidenziato una sostanziale stabilità.

Insomma, le imprese hanno un alleato sicuro per compiere il grande salto verso la digitalizzazione.

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