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Sì delle Camere al contro-Def Libro dei sogni di M5s e Lega

Nella risoluzione no all'aumento Iva, sì alla flat tax E tante misure di spesa. Brunetta: «È carta straccia»

Sì delle Camere al contro-Def Libro dei sogni di M5s e Lega

Un documento che contrasta con i numeri del Def e che, da un punto di vista formale, pesa molto meno. Ma anche un atto che stona con il clima politico di ieri, incandescente per i casi Siri e Raggi. I due partiti di maggioranza hanno presentato la risoluzione che accompagna l'approvazione del Documento di economia e finanza. Il testo è stato approvato dall'Aula della Camera con 272 voti favorevoli, 122 voti contrari e al Senato con 161 voti favorevoli, 73 contrari.

È esattamente il «contro Def» che ci si aspettava. Unico fatto rilevante di giornata sul quale il partito di Matteo Salvini e quello di Luigi di Maio sono stati uniti.

C'è l'impegno al disinnesco delle «clausole di salvaguardia fiscali del 2020». Quindi niente aumenti Iva. Lo stesso ministro Giovanni Tria ieri ha fatto una precisazione. «Questo Def in gran parte, sostanzialmente, accetta il quadro di finanza pubblica a legislazione vigente e a legislazione vigente c'è l'aumento dell'Iva che non è una clausola di salvaguardia, è una legge che dovrà essere cambiata se si prende la decisione politica di evitare l'aumento dell'Iva».

Fino a qui è la stessa tesi dei giorni scorsi, ma poi il ministro ha aggiunto che «questo problema verrà affrontato quando si disegnerà la legge di bilancio 2020, assieme alla riforma fiscale».

La sostanza non cambia. Il governo dovrà trovare le coperture per evitare l'aumento dell'Iva, quindi circa 23 miliardi, più le accise.

Anche tutte le altre misure dovranno essere coperte. Ad esempio la flat tax. La risoluzione di maggioranza chiede al governo «in linea con il contratto di Governo» di continuare, nel disegno di Legge di Bilancio per il prossimo anno «il processo di riforma delle imposte sui redditi flat tax e di generale semplificazione del sistema fiscale, alleviando l'imposizione a carico dei ceti medi». È la linea unitaria dei due partiti di maggioranza.

Ma la risoluzione approvata ieri è un atto che ha un valore minore rispetto al Def. Nel documento inviato a Bruxelles - sia nel quadro tendenziale sia in quello programmatico - non vengono contabilizzate le riforme care alla maggioranza. E l'aumento del'Iva campeggia nelle tabelle sulle entrate fiscali. Per mercati e Commissione europea è questo il documento ufficiale. Per questo ieri Renato Brunetta di Forza Italia ha definito la risoluzione «carta straccia».

Il nodo è sempre quello delle coperture quindi. Nel documento di M5s e Lega si sostiene che l'azione di revisione della spesa necessaria per ridurre il deficit porterà «a un primo pacchetto di misure già nella legge di bilancio per il 2020, che comporterà risparmi cumulati di spesa corrente pari a 2 miliardi», a «5 miliardi nel 2021 e a 8 miliardi nel 2022».

Tra le altre raccomandazioni al governo quella «a promuovere, in tutte le sedi opportune, l'introduzione della cosiddetta Golden rule affinché gli investimenti pubblici produttivi non siano soggetti agli stringenti vincoli della governance economica» Ue.

Poi l'impegno a «definire livelli essenziali delle prestazioni» nel sistema scolastico nazionale per garantire livelli di istruzione «in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale». E per il rinnovo contrattuale dei lavoratori del comparto istruzione e Ricerca, per il triennio 2019-2021, «un incremento salariale adeguato». Infine misure più incisive per i disabili. Altre misure di spesa, tutte da coprire.

Tutto da realizzare, clima nella maggioranza permettendo. Anche perché c'è un altro fronte aperto. Il ministro Tria ieri ha preso di mira il federalismo fiscale sostenendo che le richieste regionali, «in alcuni casi, non appaiono del tutto coerenti» con la Costituzione.

In audizione il ministro ha assicurato di essere a favore dell'autonomia ma ci sono richieste su materie «diverse da quelle elencate dalla Costituzione».

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