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Strade groviera, "Spelacchio" e assessori in fuga. Nella Capitale un disastro che dura da tre anni

Appena eletta esultò: "Il vento sta cambiando". Ma finora ha inanellato insuccessi e gaffe. L'ultimo flop: l'acquisto di bus israeliani inutilizzabili perché inquinanti

Strade groviera, "Spelacchio" e assessori in fuga. Nella Capitale un disastro che dura da tre anni

Roma - «Il vento sta cambiando», diceva nel giugno del 2016, la sera della vittoria. Infatti nel frattempo è girato parecchio e ora in diversi quartieri si sente una certa puzza. «I romani si affacciano e vedono la merda», ammette adesso Virgy, come si sente nella telefonata all'ad dell'Ama Lorenzo Bagnacani pubblicata dall'Espresso. Conclusione: «Ho la città è fuori controllo». Ma la domanda è: ce l'ha mai avuta in mano, l'ha mai amministrata?

Tre anni di gaffe. L'ultima, anzi forse la penultima, è recentissima e riguarda i settanta autobus promessi dalla sindaca per alleviare il traffico della capitale. Eccoli, sono «quasi nuovi», l'Atac li ha presi a noleggio dagli israeliani dopo dieci anni di onorato servizio a Tel Aviv. Peccato che non si possano usare perché inquinano troppo. Sono euro 5, e non euro 6 come da legge europea, perciò sono rimasti nei depositi. Ridarli indietro? Difficile, l'azienda dei trasporti ha già pagato ai fornitori il 15 per cento dell'affitto, pari a 500 mila euro al mese. Ma non c'è problema, i romani possono usare la metropolitana, basta che evitino le tre fermate del centro storico, chiuse da settimane. Gli autobus italici? Meglio di no, ogni tanto prendono fuoco. Colpa delle passate amministrazioni, o magari sarà un complotto.

In compenso ci siamo abituati alle buche, pardon, ai crateri, che non solo distruggono le automobili ma hanno pure fatto diversi morti. Quanto a pini che cadono alla prima pioggia e alle strade sempre allagate, per fortuna il tempo è migliorato. Sperando che non migliori troppo, altrimenti in estate si rischia un'altra crisi idrica, evento paradossale nella città che ha inventato gli acquedotti, alcuni dei quali sparsi nel mondo ancora funzionano dopo duemila anni. Restano i rifiuti: montagne di spazzatura non raccolte, cattedrali maleodoranti assaltate da topi e gabbiani, mezzi che si rompono, costi assurdi per far smaltire altrove la monnezza.

L'elenco prosegue con il no alle Olimpiadi, con l'idea simpatica di costruire delle funivie per collegare le periferie al centro, con la trovata di far pascolare le pecore nei giardini pubblici e nelle ville storiche per eliminare le erbacce, ormai diventate giungle. E come dimenticare Spelacchio, l'albero di Natale di piazza Venezia, il più spoglio del mondo?

Ma la pagina più scottante è quella dove, al grido «onestà-onestà», Virgina Raggi e M5s hanno costruito la marcia vittoriosa sul Campidoglio. L'arresto un mese fa di Marcello De Vito, presidente dell'assemblea comunale coinvolto nell'inchiesta sullo stadio della Roma, è soltanto l'ultimo capitolo. Prima c'erano state le manette per Raffaele Marra, braccio destro della sindaca, e per Luca Lanzalone, ex presidente dell'Acea. Guai giudiziari di vario tipo anche per altri pezzi da novanta del Raggio Magico, come Salvatore Romeo e Daniele Frongia. Per non parlare della continua girandola degli assessori: per motivi diversi, sono stati in dieci a sbattere la porta o ad essere costretti alle dimissioni. Qualcuno indagato, qualcuno silurato, qualcun altro schifato.

Non c'è male per la giunta «del cambiamento».

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