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Cinque giorni di protesta e 500 arresti. Londra paralizzata dai nuovi ribelli verdi

Occupano i punti chiave della City. E adesso arrivano anche in Francia

Cinque giorni di protesta e 500 arresti. Londra paralizzata dai nuovi ribelli verdi

Sono giovani, ma si chiedono se saranno l'ultima generazione ad abitare la Terra. Il loro nome parla chiaro: Extinction Rebellion, ribellarsi per non estinguersi. È questo lo slogan del movimento ambientalista che da cinque giorni sta bloccando Londra per denunciare il disinteresse della classe politica nei confronti della tutela del pianeta. La loro protesta si ispira alla disobbedienza civile del Mahatma Gandhi, alle suffragette, ai movimenti per i diritti civili. Già più di 500 manifestanti sono stati arrestati tra ieri e lunedì dagli uomini di Scotland Yard. Cifra che, secondo il quotidiano inglese The Guardian, avrebbe già saturato le carceri londinesi.

Nonostante la reazione delle autorità, la loro mobilitazione non si ferma. Da lunedì stanno occupando diversi punti della City: il ponte di Waterloo, Marble Arch, Oxford Circus e Parliament Square. Si incollano - letteralmente - ai luoghi che ritengono simbolici. A partire dall'abitazione di Jeremy Corbyn, il leader dei laburisti, che mercoledì si è visto quattro persone incatenate alla recinzione di casa sua, incollate tra di loro per le mani. «Corbyn è la migliore speranza che il nostro Paese abbia» per affrontare le sfide del cambiamento climatico, hanno detto gli attivisti, spiegando di essere lì per «sostenerlo» ad andare avanti. Poche ore prima in tre - ora in custodia cautelare per un mese - si erano incollati sul tetto di un treno alla stazione di Canary Wharf, nell'Est di Londra. Stesso copione a inizio aprile, nel mirino di nuovo la politica: alcuni manifestanti semi nudi si sono attaccati alla vetrata che dà sulla Camera dei Comuni mentre era in corso l'ennesimo dibattito sulla Brexit. In dodici sono stati arrestati per atti osceni in luogo pubblico. Mark Ovland, uno dei dimostranti, ha spiegato che «svestendoci in Parlamento ci stiamo mettendo in una posizione incredibilmente vulnerabile, che tutti noi condividiamo di fronte alla crisi ambientale e sociale in atto». Ieri, al quinto giorno di proteste consecutivo, il movimento si è diretto all'aeroporto di Heathrow, bloccando in parte le strade di accesso ai terminal in uno dei giorni di maggior traffico dato l'inizio delle vacanze pasquali.

Extinction Rebellion è nato nel Regno Unito meno di un anno fa. Il lancio ufficiale fu a fine ottobre, supportato dalle firme di un centinaio tra intellettuali e accademici. Le richieste che portano al governo britannico sono tre: dichiarare il cambiamento climatico un'emergenza nazionale, portare a zero le emissioni di gas serra entro il 2025 e creare un'assemblea di cittadini che elabori un piano d'azione per intervenire al più presto. A metà novembre la prima protesta a Londra: cinque ponti sul Tamigi, in centro città, furono occupati da migliaia di attivisti, 85 dei quali furono poi arrestati. Ora il movimento sta prendendo piede anche fuori dal Regno Unito: ieri 2mila ambientalisti, tra cui membri di Extinction Rebellion France, hanno occupato la spianata della Défense a Parigi, bloccando le sedi del colosso petrolifero Total, della banca Société Générale e del gruppo energetico Edf. Anche in Italia il fenomeno sta crescendo: a Milano il prossimo 15 maggio ci sarà un'assemblea per capire come muoversi.

In patria, nel Regno Unito, contano sul ponte di Pasqua per attrarre rinforzi e proseguire la protesta londinese. A dargli una mano, ne sono convinti, ci penserà anche il nuovo documentario della Bbc firmato dal celebre Sir David Attenborough, andato in onda giovedì sera. «Avrà un grande impatto - ha detto un portavoce del gruppo, Ronan McNern, al Guardian -. Stiamo creando del dibattito: per la prima volta le persone parlano del cambiamento climatico a colazione, al pub e in metropolitana.

È questo che conta».

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