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"Notre-Dame non siamo noi". Torna la violenza dei gilet gialli

A cinque giorni dall'incendio che ha devastato la basilica riesplode il caos: 20 agenti feriti. Saccheggi nei negozi

"Notre-Dame non siamo noi". Torna la violenza dei gilet gialli

Scontri, tensioni, tafferugli. A cinque giorni dall'incendio della cattedrale di Notre-Dame mancano i sinonimi per raccontare la cruda realtà francese. Divisa tra sentimento d'unità nazionale e rabbia sociale, Parigi finisce nel centrifugato di becera violenza dei casseur, tornati a mescolarsi ai gilet gialli. Meno pacifici, sempre più fluidi e ormai completamente infiltrati da migliaia di black bloc.

Scene diverse dagli applausi riservati ai vigili del fuoco dopo l'incendio di Notre-Dame, dove ieri la prefettura ha vietato ogni passaggio dei «giubbotti». Quattro cortei, due soli autorizzati, mutano ben presto in un'idra che parte da Sud. Poi la dispersione tentacolare trasforma di nuovo la capitale in un campo di guerriglia: quasi 18mila persone perquisite preventivamente. Un record. La polizia trova pietre nelle tasche, pezzi di bottiglie: 20 feriti tra le forze dell'ordine. Tornati in 9mila a Parigi per il 23esimo sabato consecutivo, i gilets jaunes riprendono la marcia che stando ai più ottimisti - per non dire illusi - dovrebbe portare alla caduta di Macron, di cui chiedono le dimissioni da cinque mesi. Ma in un sistema che blinda il Quinquennato del presidente, devono accontentarsi di strillare le loro rivendicazioni, e spesso in modo maldestro. Gli arresti a fine giornata saranno quasi 200 (anche due minorenni). Arrivano pure i pompieri, ma i manifestanti aspettano il capo dello Stato, che a metà pomeriggio chiama all'Eliseo il ministro dell'Interno per fare il punto sul presunto «ultimatum» e soltanto giovedì pronuncerà un discorso alla nazione.

Le misure economiche e fiscali con cui Macron dovrebbe rispondere alla crisi sociale non sono ancora state raccontate ai francesi, se non da indiscrezioni di stampa. Elaborate in tre mesi di dibattito, le «decisioni concrete» filtrate dal discorso preparato del presidente (e lasciato nel cassetto causa incendio di Notre-Dame) non soddisfano la rabbia.

Parigi brucia ancora. Camion con idranti a getto liquido di colorante blu «marchiano» i violenti, così da renderli identificabili. Sampietrini, petardi e monopattini lanciati contro la polizia; scooter e auto dati alle fiamme. Arrestati anche due giornalisti.

La risposta fondamentalista dei gilet gialli è ormai la caricatura di se stessa. Transenne bruciate tanto per far alzare il fumo. Cassonetti distrutti e usati come blocchi stradali. A metà pomeriggio i casseur tentano di allargare le maglie di Place de la République, dove si concentrano le tensioni. Cinturata dalla polizia, è il simbolo visivo di una Francia imprigionata su se stessa. Il celebre Boulevard, gli Champs Elysées devastati appena un mese fa, è infatti «chiuso» ai manifestanti. Interdette anche le zone istituzionali. Tutte tranne una: Bercy, sede del ministero dell'Economia. Un errore? Forse. Dosi di gas partono da lì prima che il corteo principale estenda i tentacoli su mezza Parigi. I numeri dicono che il potere d'acquisto crescerà di 850 euro a famiglia nel 2019: il maggior aumento dai tempi di Nicolas Sarkozy, che già allora defiscalizzò gli straordinari. Allora perché protestare?

L'ultima scusa è Notre-Dame: perfino la moderata Ingrid Levavasseur ha storto il naso davanti alla valanga di denari piovuti per la ricostruzione, quasi un miliardo di euro. «Briciole invece» - ancora da definire - per la Francia rurale. La risposta dei 5mila poliziotti non si fa attendere. Granate per sgomberare i black bloc, che nell'area di Place de la République hanno piazzato furgoni e minivan. Vetrine sfondate e qualche negozio svaligiato: prima un Mc Donald's, poi i locali di Go Sport dove i «ladri» lanciano magliette e scarpini alle decine di manifestanti all'esterno.

Sgangherati Robin Hood in azione anche su Boulevard Richard Lenoir e Rue du Faubourg. Una trincea di scooter e monopattini seminati sulle strade, cellulari rubati e lanciati in cielo. «Notre-Dame non siamo noi», l'ultimo messaggio di sfida dei gilet. Numeri nazionali in flessione: 27.900 in tutta la Francia. E nuove violenze che promettono di tornare il 1° maggio.

I 235 gruppi locali dei gilet sono mossi a comando ormai da riflesso pavloviano. Il loro «parlamentino» si è riunito a Saint-Nazaire (Loira Atlantica) a inizio aprile senza una linea. «Vogliamo il Ric», l'unico punto di concordia.

Quel referendum di iniziativa civica su cui Macron ha finora glissato, che potrebbe arrivare come un jolly all'ultima mano e chiudere i giochi.

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