Cronache

Tra diritti negati e promesse mai mantenute. Se essere disabili in Sicilia significa essere emarginati

Quanto è difficile essere disabili in Sicilia. Viaggio nell'isola che non sa dare assistenza a chi avrebbe bisogno di cure

Tra diritti negati e promesse mai mantenute. Se essere disabili in Sicilia significa essere emarginati

Spesso alla disabilità fisica si aggiunge anche la miopia della politica, l'immobilismo della burocrazia e una sana inciviltà che attraversa lo Stivale dal nord a sud.
In Sicilia, tanti disabili sono costretti a vivere ai margini della società a causa delle difficoltà e degli ostacoli che incontrano ogni giorno nel loro cammino. Non parliamo della mancanza degli assegni assistenziali, una piaga nella piaga, che non permette agli stessi disabili di avere una regolare assistenza che possa garantire loro una copertura sette giorni su sette, 24 ore su 24. La Regione dice che soldi in cassa non ce ne sono, le Province non esistono più e i Comuni affermano di avere le mani legate. Alla fine chi paga le conseguenze della sciatteria amministrativa sono i disabili, costretti ad arrangiarsi tra mille peripezie per avere un'assistenza che gli spetterebbe di diritto.

La protesta per avere ciò che sarebbe naturale ottenere in un Paese civile, parte da lontano. Ed è partita una mattina di febbraio del 2017, quando un gruppo di coraggiosi disabili gravissimi, capitanati da Pif, e seguiti passo dopo passo da un gruppo di cronisti ha raccontato l'incredibile presa di palazzo d'Orleans come una nuova Bastiglia. Una battaglia dei diritti che ha imposto alla società civile e soprattutto alla politica il problema dell'assistenza dei disabili gravissimi.
L'allora presidente della Regione Rosario Crocetta, tirato per la giacchetta, promise una rivoluzione culturale. Tra le beghe del politica ha istituito prima un fondo di 36 milioni di euro, salito a 150 e poi magicamente a 250 milioni di euro. Doveva essere il cambio di passo, ma non è stato.
Il successore Nello Musumeci, attuale governatore, salito a novembre dello stesso anno si è barcamenato tra mille difficoltà. Dopo l'approvazione della Finanziaria, ha istituito un fondo da 270 milioni di euro, con 1500 euro al mese per ogni disabile, ridotti da agosto 2018 a 1200 euro. Il numero esatto di persone che avrebbe bisogno di un'assistenza specialistica in realtà non si sa, dovrebbero essere diecimila ma potrebbero essere molti di più.

Il gruppo Facebook "Siamo Handicappati No Cretini", racconta le storie di chi ogni giorno lotta per portare avanti un fardello, chiamato burocrazia, incapace di mettersi al servizio dei cittadini.
Di esempi ce ne sarebbero a decine: dalle auto parcheggiate negli stalli dei disabili ai posteggi creativi sopra i marciapiedi, dagli scivoli occupati: "tanto mi assento solo cinque minuti", alla chiusura con l'auto di un passaggio pedonale. E poi, ci sono i trasporti impossibili: taxi, autobus, treni ma anche aliscafi, traghetti o aerei. Se un disabile volesse andare da qualche parte incontrerebbe mille difficoltà, perché i mezzi di trasporto non sono adeguati e adattati alle esigenze di chi vorrebbe vivere la propria vita senza dipendere dagli altri. Stesso discorso vale per il trasporto dei disabili da casa a scuola, o l'assistenza degli operatori all'autonomia per gli studenti con disabilità fisiche e psichiche. Una chimera che il nostro quotidiano vi ha raccontato.

Se la situazione a Palermo è tragica non va meglio nei piccoli centri. A dire il vero, tranne sporadici esempi virtuosi il problema è comune a molte altre città italiane. Ma ci sono dei paradossi che fanno arrabbiare perché sembra che dagli errori del passato non si impari nulla. A Misilmeri, un piccolo comune di 30mila abitanti alle porte di Palermo, i disabili proprio non li vogliono, o almeno l'impressione è questa. Dato che le barriere architettoniche - come denuncia un cittadino - sono ovunque: dalle Poste all'ufficio comunale per i Servizi sociali, dal comando di polizia municipale all'Anagrafe, dallo stesso Municipio - inaccessibile per un disabile - all'ufficio locale dell'Asp. Il paese è lo stesso che lo scorso gennaio ha inaugurato il nuovissimo Palazzetto della Cultura. Una struttura moderna e destinata alla città, ma solo per una parte dei cittadini, perché nella nuova palazzina non ci sono accessi per i disabili.
A Bagheria, l'ufficio H è al primo piano e l'ascensore non permette di salire con una carrozzina. Il comune di Piana degli Albanesi è stato condannato dal tribunale di Termini Imerese al pagamento di un rimborso di 88mila euro, oltre gli interessi e le spese legali, perché non aveva pagato le spese di trasporto dei disabili verso i centri di riabilitazione e di fisioterapia oltre alle spese di trasporto verso gli asili, la scuola e i corsi di formazione.
A Monreale invece, il centro per i disabili è chiuso da anni ed è stato trasformato in un deposito di rifiuti, vandalizzato più volte e "abitato" da colonie di topi. A fine dicembre a Partinico, ignoti hanno dato alle fiamme due pulmini per il trasporto disabili di proprietà del Comune. A Palermo due pattuglie della polizia municipale, con autogru al seguito, insieme ad alcuni disabili dell'associazione siciliana medullolesi spinali sono partiti dalla Stazione centrale e hanno multato tutti gli incivili. A Catania è stato tagliato il servizio di assistenza igienico-sanitaria a 340 bambini disabili. Anche gli enti locali hanno messo mano a tagli nel settore della sanità. L'ex provincia di Trapani per chiudere il bilancio ha depennato l’attività di assistenza ai disabili, mettendo in mobilità 50 persone.
Basta girare per scoprire numerosi episodi che ledono i diritti conquistati faticosamente in questi anni. Eppure nonostante le parole, gli incoraggiamenti e le promesse della politica. Alla fine i disabili restano con un pugno di mosche in mano.

Eppure quando si tratta di chiedere il voto: la politica torna a bussare.

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