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Sri Lanka, utilizzati due differenti tipi di Ied

Nel descrivere gli ordigni esplosivi improvvisati utilizzati per colpire le comunità cristiane in sri Lanka, lo Stato islamico ha utilizzato due distinte parole

Sri Lanka, utilizzati due differenti tipi di Ied

Nel suo secondo comunicato ufficiale diramato ieri dal canale Islamic State, l’organizzazione terroristica ha utilizzato due parole diverse per descrivere gli ordigni esplosivi improvvisati utilizzati per colpire le comunità cristiane in sri Lanka: vest e belt, cioè giubbotto e cintura. E’ un passaggio per lo più ignorato, ma che merita attenzione.

Definizione di IED

L'Ordigno Esplosivo Improvvisato, Improvised Explosive Device o IED, utilizzato negli attentati, non è progettato per un’onda d’urto letale a causa della piccola quantità di esplosivo utilizzato. Sono i frammenti del suo rivestimento scagliati in tutte le direzioni a provocare i danni maggiori. L’IED incrementa a dismisura il tasso di indeterminatezza nelle operazioni e nei movimenti, provocando danni ingenti in termini di vite umane e materiale distrutto. Per definizione, negli Ordigni Esplosivi Improvvisati diventa fondamentale la preparazione specifica e la fantasia di colui che pensa e realizza l’ordigno. L’IED può essere riposto in un contenitore con al suo interno ulteriori componenti imballati come chiodi, bulloni o cuscinetti a sfera, così come avvenuto nell’attentato di San Pietroburgo. L’impiego degli IED negli attentati è concepito per generare scenari concentrici imprevedibili, essendo asset che provengono direttamente dalla guerriglia non convenzionale. Gli IED si basano sul criterio del “poco esplosivo, massima trasportabilità ed elevato effetto”.

Anatomia di un IED

L’ Improvised Explosive Device è una bomba come qualsiasi altra, solitamente formata da cinque componenti fondamentali. L’alimentatore fornisce energia diretta allo switch per l’attivazione e l’innesco. La sorgente di energia, tramite un piccolo circuito, darà la corrente necessaria affinché il detonatore (se elettrico), possa trasmettere un urto detonante alla carica esplosiva. Esplosa la carica primaria (evento primario), i gas si riscaldano e si espandono rapidamente sotto pressione verso l'esterno. E’ l'espansione a creare onde d'urto che viaggiano mediamente a 488 metri al secondo: la carica esplosiva sottoposta ad urto detonante, inizia a trasformarsi, generando gas ad altissima pressione e temperatura. E’ opportuno notare che tale detonazione imprime la stessa velocità di reazione all'involucro e/o agli oggetti precedentemente fissati allo stesso (come chiodi e viti, sfere d’acciaio, bulloni, etc...etc…). Nel rapporto ideale soggetto-IED, il tipo e l'entità del danno dipende dalla posizione della persona rispetto all’ordigno. Le variabili del contesto generano scenari imprevedibili ed una letalità superiore al raggio dell’evento primario. La variabile solitamente è data dall'entità dell'ordigno per dimensioni, forma, quantità di esplosivo utilizzato, tipologia e oggetti collegati ad esso. Altra variabile è l'intasamento. Intasare una carica aumenta il potere della stessa: metterla sotto terra o nell'angolo di una struttura. L'acqua, ad esempio, è il miglior mezzo per intasare. Da associare anche il risultato di una detonazione. Quest’ultima comporta lo sviluppo di gas ad altissima pressione, velocità e temperatura, i quali creano inoltre un'onda d'urto (principale e retrograda) che porta a sconquassare qualsiasi cosa che trova nel suo campo d'azione. L’interruzione momentanea dei servizi ed il caos generato dall’esplosione infine, ritardano i soccorsi.

Sri Lanka, gli IED utilizzati

Immaginare l’inimmaginabile

Sono dettagli per lo più ignorati, ma che meritano particolare attenzione quelli contenuti nel comunicato, il secondo in ordine di tempo, diffuso ieri dal canale Islamic state. Lo Stato islamico ha utilizzato due parole diverse per descrivere gli ordigni esplosivi improvvisati utilizzati dagli attentatori suicidi per colpire le comunità cristiane in sri Lanka: vest e belt, cioè giubbotto e cintura. Teoricamente, una explosive vest assicura un raggio di 360 gradi ed una maggiore capacità di carico utile. Teoricamente, una explosive belt assicura un raggio stimato di 180 gradi ed una capacità di carico inferiore alla explosive vest. Cinture e giubbotti e/o gilet esplosivi, hanno agito in un unico sistema come delle granate a frammentazione intelligente, fattore quest’ultimo determinato dall’attentatore suicida. Un attentatore suicida adeguatamente addestrato ed attrezzato, può entrare in aree sensibili e persino modificare i piani all'ultimo minuto, a seconda delle misure di sicurezza attive e delle dimensioni della folla. I molteplici scenari concentrici primari e secondari, dipendono da una serie di fattori come la posizione ed il contesto ambientale. Tuttavia queste sono le poche informazioni indipendenti che possiamo estrapolare dagli IED utilizzati, grazie alle due parole utilizzate dallo Stato islamico.

Sri Lanka, cosa non conosciamo degli IED

Ignoriamo il quantitativo ed il tipo di esplosivo utilizzato (TNT, esplosivi plastici o TATP), il livello tecnologico raggiunto dall’IED (tipo di innesco manuale, timer o connessione remota per l'attivazione a distanza) ed il materiale esterno associato (chiodi, bulloni, sfere d’acciaio, etc...etc…). Ignoriamo la possibile presenza di handler. Non sappiamo, infine, se la scelta degli IED sia stata determinata da un fine strategico in base al target da colpire o da altri fattori (tempo, disponibilità delle risorse, etc…etc...). Per definizione, l'IED è la mente dell'uomo. La letalità di un ordigno esplosivo improvvisato deriva dalla fantasia e dalle capacità di chi realizza materialmente il sistema d'arma (tecnici competenti più che ingegneri).

Accarezzare una bambina

Abu Khalil, è l'attentatore suicida che si è fatto esplodere nella chiesa di San Sebastiano, a Negombo. Nel comunicato ufficiale dello Stato islamico, l'uomo avrebbe fatto detonare un giubbotto esplosivo, sebbene nel video diffuso dal governo dello Sri Lanka si noti uno zaino. Oltre alla strage, il video dell'uomo che si incammina nella chiesa di San Sebastiano, ha fatto il giro del mondo per un gesto compiuto dall'attentatore suicida: quello di accarezzare velocemente una bimba prima di farsi esplodere. Un'azione non insolita nelle operazioni di martirio come il Bassamat al-farah, che potremmo tradurre come "il sorriso della gioia". Si riferisce al sorriso dei martiri davanti i loro bersagli. Poichè credono che nel momento della detonazione saranno trasportati in paradiso, i martiri sorridono appena prima di morire.

Allargando il concetto, il Bassamat al-farah è la "felicità" provocata dal proprio imminente martirio.

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