Cronache

Se il governo del popolo ha paura del popolo

Se il governo del popolo ha paura del popolo

Il governo del popolo ora tiene a distanza il popolo. Dall'autobus scalcagnato alla scorta di massimo livello il passo è stato breve. Come era naturale e anche giusto. La parata di premier, vicepremier e ministri che girano come normali cittadini era una buffonata propagandistica e, come tale, destinata a finire. Eppure ci ricordiamo tutti il Di Maio, tronfio di populismo, che per anni ha ripetuto ossessivamente: «La nostra scorta è la gente». Come dire che loro, i grillini, potevano girare liberamente tra i cittadini adoranti mentre gli altri, la casta, dovevano stare attenti a non finire accoppati dietro qualche angolo. Tutte balle. La loro scorta non è la gente ma, ovviamente, l'agente. Di polizia, s'intende. Ieri Luigi Di Maio è andato a Taranto, insieme a quattro ministri pentastellati, per partecipare al tavolo permanente per lo Sviluppo. E, toh!, non è andato né in autobus, né in taxi e non ha neppure solcato due ali di folla in visibilio, come prevederebbe la radiosa oleografia grillina. Il vicepremier è sbarcato in una Taranto blindata, con poliziotti bardati in assetto antisommossa e un'ampia zona rossa che lo rendeva irraggiungibile. Come un politico qualunque, come un normale vice primo ministro, come tutto quello che fino all'altro giorno aveva severamente criticato. In Puglia è finita l'era degli abbracci e dei selfie con i cittadini. Non ci sono più mani da stringere, come quelle che la madre di un ragazzo morto di cancro si rifiuta di porgergli. Perché le bugie hanno le gambe cortissime e i cittadini la memoria lunga. La promessa di chiudere l'Ilva, tanto sbandierata in campagna elettorale, si è risolta (fortunatamente) in un nulla di fatto. Un rospo troppo duro da ingoiare per i tarantini che avevano votato Cinque Stelle. E ora il governo del popolo ha paura del popolo e il ministro del Lavoro si tiene alla larga dai lavoratori. È la nemesi degli anticasta a tutti i costi. Il boomerang delle roboanti promesse elettorali che non vengono mantenute. Il clima è ben rappresentato da un neologismo improvvisato da una mano anonima dei Cobas. Un cartello raffazzonato e attaccato su un vetro: «Di Maio ingannapopolo. Vattene!». Da capopopolo a ingannapopolo. Ora il pericolo, per il governo, è che Taranto non sia un'eccezione alla regola, ma il trailer di un film che potrebbe andare presto in onda. La tarantizzazione del Paese.

Perché le promesse non mantenute stanno iniziando a diventare troppe.

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