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"I 780 euro e quota cento? Solo furbate elettorali Io non le avrei firmate"

Pagliarini e la verità sulle richieste: tutte da Sud

"I 780 euro e quota cento? Solo furbate elettorali Io non le avrei firmate"

Roma - Quando il 9 aprile scorso ha aperto il Corriere della Sera, Giancarlo Pagliarini, ex ministro del Bilancio del governo Berlusconi e leghista da sempre, ha avvertito un moto di fastidio. Facile, ha pensato, fare tabelle regionali sul reddito di cittadinanza senza contare gli abitanti e la densità demografica. Così è ovvio che anche nel Nord produttivo e operoso si registrano tante domande per il sussidio pubblico. Quindi si è messo (da esperto fiscalista) al computer e su un foglio excel ha stilato la sua tabella (qui a fianco riportata) dove le percentuali sono date dal rapporto tra domande e numero di residenti. Veneto, Emilia Romagna e Lombardia sono - insieme con il Trentino Alto-Adige - le regioni più virtuose. E guarda caso sono le stesse che vorrebbero maggior autonomia. La sua tabella Pagliarini l'ha pubblicata su Twitter e ha subito scatenato una catena di reazioni. Raggiunto al telefono non usa mezzi termini o giri di parole. «Il reddito di cittadinanza è una stupidaggine». L'ex ministro spiega la questione con parole molto semplici. «Mettere a deficit il reddito di cittadinanza significa spostare il debito sulle generazioni future». «Questo tipo di soluzioni - aggiunge - devono essere pagate con le tasse». Se si prova a ribattere che i Cinquestelle legano il provvedimento a un rilancio dei consumi Pagliarini replica deciso. «A deficit si possono mettere soltanto gli investimenti per le infrastrutture. Tutto il resto va pagato con le tasse». Ma le tasse non potrebbero frenare la ripresa economica? «Sì, certo - risponde l'ex ministro del Bilancio - però soltanto con le tasse si possono pagare lussi come il reddito di cittadinanza e la pensione a quota cento». Anche sul provvedimento previdenziale imposto dalla Lega Pagliarini ha parole tutt'altro che accomodanti. Sono soltanto «furbate elettorali». «Questi politici, infatti, si preoccupano - dice - di seguire il programma di governo. Ma sono provvedimenti miopi visto che sono finanziati a deficit». Già quando era ministro, tra l'altro, Pagliarini aveva il pallino di ricordare a tutti che le pensioni sono di fatto un debito. «Con proporzioni ben più preoccupanti di quelle del debito pubblico». «Non ho mai capito - aggiunge - perché non si contabilizza mai il peso delle pensioni come debito pubblico, eppure è una voce molto importante del nostro deficit finanziario». Pagliarini non ha dubbi che al posto dell'attuale ministro dell'Economia Giovanni Tria avrebbe rassegnato le dimissioni. «La quota cento Salvini se la sarebbe firmata da solo. Io invece sarei andato in tv a spiegare che solo con le tasse si possono pagare certi provvedimenti che sono un lusso». Anzi un lusso inutile. «In fondo anche la quota cento è un castigo per le generazioni future - aggiunge l'ex ministro -. Per finanziare l'uscita anticipata di qualcuno dal mondo del lavoro, carichiamo di debiti chi non è ancora nato. Non va affatto bene». Dal punto di vista morale e operativo il vecchio grido di battaglia (politica) di Pagliarini è sempre e solo «concorrenza».

«Strano che nella Lega, dove ci sono fior di economisti non sia tenuto in gran conto».

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