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Fondi, Province e autonomia: i grillini all'attacco della Lega

Conte vuol mediare, ma la maggioranza è ai ferri corti. E il M5S non perde occasione per puntare il dito contro l'alleato

Fondi, Province e autonomia: i grillini all'attacco della Lega

A meno di un anno dalla nascita del governo, Lega e Movimento 5 Stelle sono sempre più ai ferri corti. I malumori ormai non vengono più celati: se da una parte Matteo Salvini sbotta per le "troppe seccature" e le giravolte pentastellate, dall'altra i grillini non perdono occasione per puntare il dito contro l'alleato e cavalcare le inchieste giudiziarie (nonostante la svolta garantista verso i propri iscritti).

"Al governo siamo in due, le cose si fanno in due e sono sicuro che riusciremo a trovare un punto di incontro", dice oggi Luigi Di Maio cercando di smorzare i toni. Lo stesso Di Maio che però ieri non aveva esitato ad accusare il Carroccio di voler riesumare le Province. E che oggi ribadisce: "Quelle 2500 poltrone in più con il MoVimento 5 Stelle non passano", dice, "No ad altri serbatoi clientelari, no ad altra burocrazia. Bisogna semplificare le cose, non complicarle! Nel progetto complessivo di governo non ha proprio senso aprire 2500 poltrone nuove, peraltro pagate con i soldi degli italiani. È una cosa che non permetteremo. Non mi va giù. Ad ogni modo trovo inutile anche discuterne. Andiamo avanti con il cambiamento, quello vero".

Ma le spine nel fianco della maggioranza sono diverse. Come la riforma delle Autonomie, tema caro alla Lega, ma che sembra essersi arenato. "C'è qualcosa che non mi quadra", accusa ora il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, in un'intervista al Corriere della Sera, "Si parla di un accordo che farà bene a tutti ma se non costa nulla a bilancio per lo Stato né per le Regioni non capisco come si riesca a realizzare una riforma del genere. Vedremo. È un tema che abbiamo inserito nel Contratto di governo e quindi mi aspetto che si arrivi a un accordo e che la Lega non abbia paura del Parlamento, il quale ha il diritto di esprimersi liberamente ed emendare".

E poi c'è l'assalto delle toghe e dei media che sembrano aver preso di mira proprio il Carroccio. Non solo l'affaire Armando Siri, ma anche l'inchiesta sulle donazioni tirata fuori da L'Espresso e che viene immediatamente sfruttata dai grillini per attaccare la Lega. "L'inchiesta sulle donazioni presumibilmente destinate alla Lega e, secondo quanto scrive l'Espresso, gestite in modo controverso, è pesante", rivelano fonti M5S, "Lo è ancor di più se si unisce all'indagine per corruzione di Siri e ai rapporti del Carroccio con Paolo Arata, a sua volta vicino a Nicastri, secondo le carte un facilitatore della mafia in Sicilia. È tutto molto pesante, non abbiamo altre parole, è tutto molto pesante".

Ed è il sottosegretario 5S agli Esteri, Manlio di Stefano, a uscire allo scoperto e soffiare sul fuoco della polemica: "Siamo davanti a presunti giri di fondi oscuri, fatti di corruzione e legami di alcuni personaggi con ambienti mafiosi", dice, "È doverosa una spiegazione. E siamo certi che la Lega saprà chiarire i fatti ai suoi elettori".

Tra i due "litiganti" c'è Giuseppe Conte che - dalla Cina dove è in visita - prova a far da paciere: "Ciò che è importante per il bene dell'Italia è la stabilità di governo", dice, "Io e miei vicepremier ne siamo assolutamente consapevoli e lavoriamo tutti e tre per questo. Poi c'è la bellezza della democrazia che è la dialettica. E specialmente durante i periodi elettorali è normale accentuare il confronto tra le varie parti.

Questa dialettica però non deve mettere in discussione il percorso di 5 anni che ci servono per cambiare e migliorare davvero l'Italia".

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