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Siri, i grillini attaccano Salvini: "Tira fuori le palle e scaricalo"

Crisi di governo alle porte. Salvini blinda Siri: "Non abbandono i miei uomini". E i Cinque Stelle lo attaccano: "Parli come Berlusconi"

Siri, i grillini attaccano Salvini: "Tira fuori le palle e scaricalo"

"Io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme...". Durante un comizio elettorale a Firenze in sostegno del candidato sindaco del centrodestra Ubaldo Bocci, Matteo Salvini torna a tendere la mano a Armando Siri. Ma con gli alleati di governo è sempre più ai ferri corti. I Cinque Stelle continuano a chiedere le dimissioni del sottosegretario leghista indagato per corruzione. "Sulla questione morale il Movimento 5 Stelle non fa passi indietro - si legge sul Blog delle Stelle - e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere".

Salvini non vede all'orizzonte una crisi di governo, ma sulle dimissioni di Siri non è assolutamente disposto a fare marcia indietro. "Che ci sia quantomeno un rinvio a giudizio - dice in una chiacchierata con il Corriere della Sera - non si dice una condanna in terzo grado, ma nemmeno può bastare l'apertura di un'indagine basata su una telefonata tra due persone che parlano di una terza...". In caso contrario, avverte, "la democrazia corre dei rischi". La resa dei conti è prevista per mercoledì prossimo quando si riunirà il Consiglio dei ministri dove i Cinque Stelle hanno la maggioranza. Da Palazzo Chigi è trapelato che Giuseppe Conte sarebbe anche pronto a dimettersi nel caso in cui i leghisti dovessero disertare il voto per revocare la carica al sottosegretario del Carroccio. Ma Salvini assicura che mercoledì "non succederà niente". "E giovedì? Niente. E niente sabato e domenica. Anzi - continua - se vuole sapere che cosa succederà mercoledì in Consiglio dei ministri, le dico che conto di portare alla seduta un testo unico sull'immigrazione".

I Cinque Stelle continuano a pungolare. Non fanno altro che alzare i toni. L'ultimo attacco arriva, appunto, dal Blog delle Stelle. "Continuiamo a non comprendere tutto questo baccano da parte della Lega su Siri - esordisce sul blog il Movimento 5 Stelle - Troviamo sconvolgente che si arrivi a minacciare persino la caduta del governo per non mollare una poltrona di un loro sottosegretario indagato per corruzione in un'inchiesta dove c'è di mezzo anche la mafia". Negli ultimi giorni il giustizialismo grillino è stato portato ai massimi livelli nella speranza di recuperare un po' dei voti persi negli ultimi mesi. È la strategia imposta da Luigi Di Maio dopo le cotinue batoste incassate alle ultime tornate elettorali. Il timore, in casa Cinque Stelle, è di un flop anche alle elezioni europee. E così i vertici hanno deciso di pestare duro contro Siri, anche se l'inchiesta fa acqua da tutte le parti. "È fin troppo facile sparare false promesse ai cittadini se poi una forza politica non è in grado di assumersi le sue responsabilità davanti agli italiani - scrivono oggi sul Blog delle Stelle - perché, vedete, è comodo dire 'aspettiamo la condanna'. Così parlava Berlusconi!".

Per i grillini Salvini "dovrebbe mostrare più coraggio e maggiore coerenza". E gli ricordano che, quando il sottosegretario del governo Renzi, Simona Vicari, era stata indagata per concorso in corruzione, aveva detto: "Le dimissioni del sottosegretario non mi soddisfano. Non basta chiedere scusa e dimettersi". "All'epoca non bastavano nemmeno le dimissioni, mentre adesso trattiene Siri sulla poltrona", accusa il M5S invitando i leghisti a mostrare di "avere gli attributi non solo quando c'è da attaccare il Movimento, come è stato fatto ieri con il ministro Trenta". Una polemica strumentale, come lo è stato appunto lo scontro di ieri sul tweet del ministero della Difesa. Tanto che Salvini ha fatto notare che non ha "uomini o poteri da difendere" ma che alla base della sua battaglia c'è la tenuta delle regole della democrazia. "Si è colpevoli se si viene giudicati colpevoli.

Si deve avere il diritto di dimostrarsi estranei senza essere linciati sulla piazza".

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