Economia

L'Italia apre il processo a Vw per il Dieselgate. Tegola da 300 milioni

Domani a Venezia l'udienza della prima class action in Europa contro Volkswagen

L'Italia apre il processo a Vw per il Dieselgate. Tegola da 300 milioni

Sarà il «Dieselgate» italiano, che ha interessato circa 500mila possessori di veicoli del gruppo Volkswagen, a creare un significativo precedente, in Europa, dopo la class action intentata da Altroconsumo. Domani, infatti, dopo due rinvii, ci sarà la prima udienza davanti alla Terza sessione civile del Tribunale di Venezia composta dal presidente Roberto Simoni e dal giudice relatore Maddalena Bassi.

Le parti in causa sono l'associazione dei consumatori, la cui azione legale ha raccolto circa 70mila adesioni (il numero esatto si conoscerà solo nelle prossime ore), Volkswagen Group e Volkswagen Group Italia, guidati rispettivamente dagli amministratori delegati Herbert Diess e Massimo Nordio.

A rappresentare Altroconsumo il team di avvocati diretto dal presidente Paolo Martinello, mentre il gruppo automobilistico tedesco si avvarrà, come già avviene per le cause avviate in altri Paesi europei, dello studio legale internazionale Freshfield.

Altroconsumo ha chiesto per i propri assistiti un risarcimento pari al 15% del prezzo di acquisto dell'automobile la cui centralina preposta al contenimento delle emissioni è risultata irregolare. L'associazione ha anche quantificato tra 280 e 300 milioni di euro la cifra che, in caso di condanna e basata sul numero dei sottoscrittori della class action, i tedeschi potrebbero pagare.

Quello che si aprirà domani si preannuncia un processo lungo e complesso. Il verdetto della corte è atteso, nell'ipotesi più rapida, non prima di un anno. Alla peggio, chi richiede il risarcimento dal gruppo di Wolfsburg potrebbe aspettare anche due anni. La prima udienza, fissata dal Tribunale di Venezia alle 12,45, sarà interlocutoria, con Volkswagen che chiederà di verificare nei minimi dettagli l'elenco dei clienti che hanno deciso la via delle carte bollate.

La vicenda, più che Volkswagen Group Italia, riguarda la Casa madre, visto che alla filiale di Verona sono arrivate, direttamente dalla centrale di smistamento, le vetture risultate poi con il software truccato.

L'azione di Altroconsumo, la prima ad approdare in un'aula di tribunale europea, è collegata ad altre cause in corso in Belgio, Spagna, Portogallo e anche in Germania (qui le azioni individuali sono 60mila).

«Per noi - spiega Martinello, presidente dell'associazione dei consumatori e membro del team di avvocati - l'ideale sarebbe poter negoziare, insieme ai colleghi degli altri Paesi coinvolti, direttamente con la sede di Wolfsburg. Siamo pronti a sederci a un tavolo per affrontare il problema dei risarcimenti in Europa, sulla falsariga di quello che è stato deciso negli Stati Uniti dove, nel settembre del 2015, è esploso lo scandalo». Sul numero degli aderenti alla class action, circa 70mila rispetto ai potenziali 500mila automobilisti coinvolti nel caso, Martinello sottolinea che «si tratta, in assoluto, della percentuale più alta che potevamo attendere, nonostante Altroconsumo abbia informato per lettera tutti gli interessati di questa opportunità».

Il «Dieselgate», finora, è costato al gruppo Volkswagen, solo per la parte americana, una trentina di miliardi. Resta ora l'incognita Europa. Il gruppo tedesco, comunque, ha appena stanziato 1 miliardo, come oneri eccezionali per far fronte a nuovi rischi legati allo scandalo, tra spese legali, procedimenti in corso e possibili risarcimenti.

La decisione ha inciso sui conti del primo trimestre del 2019: calo dell'utile operativo a 3,9 miliardi (-7%).

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