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I grillini pronti a usare il "ricatto politico": l'autonomia non passa

Il Movimento sfrutta l'inchiesta lombarda per criticare la riforma chiesta dalle Regioni

I grillini pronti a usare il "ricatto politico": l'autonomia non passa

Ogni fatto di cronaca (giudiziaria o politica) diventa arma propagandistica. E poco importa che a «combattere» senza esclusione di colpi siano gli alleati di questo governo giallo-verde. La nuova inchiesta milanese, che vede indagato anche il governatore lombardo Attilio Fontana, è divenuta in poche ore l'occasione per far inghiottire l'ennesimo boccone amaro al vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini. «C'è troppa corruzione nelle Regioni - scriveva ieri sulla sua pagina Facebook il pentastellato Luigi Gallo, presidente della Commissione cultura di Montecitorio - è necessario sospendere le Autonomie». Il deputato grillino ricorda, oltre le ultime disavventure lombarde, anche le recenti inchieste in Umbria, Abruzzo e Calabria dove sono coinvolti esponenti politici del Pd, e arriva a concludere che la situazione attuale si presenta come «un monito grande come un grattacielo a chi vuole consegnare più autonomie alle regioni, più soldi e più poteri verso chi, lo dicono tutte le inchieste, è più vulnerabile alle pressioni di affaristi, di mafie e criminalità».

Dopo l'attacco a Salvini sulla gracile sicurezza dei cittadini (il caso della piccola Noemi a Napoli è stato l'elemento scatenante), i Cinquestelle tornano all'attacco dell'alleato di governo mettendo in forse uno dei pilastri non soltanto della Lega (ex Nord) ma del contratto di governo. L'autonomia chiesta per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna può aspettare, almeno per i parlamentari 5Stelle chiamati ogni giorno a una snervante guerra di posizione con i colleghi leghisti. Tenendo poi conto che fra tre settimane si torna alle urne per decidere non quali rappresentanti italiani mandare a Strasburgo (come dovrebbe essere), bensì quanti ne riesca a mandare la Lega più degli altri partiti, è ovvio che anche l'autonomia regionale possa rientrare nella campagna elettorale.

Chi dà ai fatti di cronaca una lettura diametralmente opposta è il segretario lombardo del Carroccio. «L'autonomia - spiega Paolo Grimoldi - deve andare avanti perché serve per responsabilizzare gli enti locali, per dare servizi migliori ai cittadini e per risparmiare risorse». E soprattutto, aggiunge Grimoldi, «serve per premiare quegli enti locali che hanno una gestione virtuosa delle risorse». In buona sostanza per premiare quelli che sanno amministrare bene. La gestione delle Regioni, per la verità, è un campo ancora sconosciuto per i pentastellati, che vedono nella questione autonomia soltanto un grimaldello politico per condizionare la tenuta del gabinetto Conte.

La Lega, però, paladina da sempre della maggior indipendenza delle nostre regioni, mentre lavorava a un emendamento per infilare la Tav nello Sbloccacantieri per mettere M5s in imbarazzo è inciampata in una gaffe politica macroscopica. Martedì a Montecitorio, nel corso delle votazioni sulla riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari (il primo voto è previsto oggi), i deputati del Carroccio hanno votato contro un emendamento Pd sulla rappresentanza dei territori montani e marginali, che quindi rischiano di essere poco rappresentati nel futuro parlamento.

«La Lega getta la maschera - ironizza Enrico Borghi, uno dei firmatari dell'emendamento - e mostra il suo volto più autentico di partito centralista».

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