Economia

Unicredit crede all'Italia ma deve "smaltire" i Btp

Sono 54 miliardi, li ridurrà portandoli a scadenza Mustier: «La vendita Fineco vale 17 anni di cedole»

Unicredit crede all'Italia ma deve "smaltire" i Btp

La «crescita organica» è diventato un mantra per l'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, che batte le attese con un utile in salita (+24,7% su base annua) a 1,4 miliardi nel trimestre e, con la cessione sul mercato del 17% di Fineco, scrive il primo atto del nuovo piano industriale al 2023 che sarà presentato a dicembre a Londra. Impossibile sapere se la marcia verrà invertita con la prossima strategia triennale, «dovete aspettare qualche mese» risponde il banchiere francese. Che chiama «speculazioni» quelle relative a eventuali operazioni transfrontaliere, «troppo difficili da realizzare», e si rifiuta di commentare le voci su un eventuale interesse per la tedesca Commerzbank dopo il naufragio del matrimonio con Deutsche Bank.

Mustier fa pulizia con il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi sceso al 7,6%. E accelera sulla vendita di asset. A cominciare da quella di Fineco (deconsolidata nel secondo trimestre) approvata all'unanimità dal cda ma accolta con sorpresa dal mercato che ha sempre considerato l'istituto guidato da Alessandro Foti come una sorta di «gallina dalle uovo d'oro» del gruppo. «Corrisponde a 17 anni di dividendi, non è forse una ragione sufficiente»?, ribatte Mustier senza però chiarire come verrà impiegato il miliardo incassato dall'operazione che ha generato una plusvalenza da 500 milioni. Di certo, assicura, «non rappresenta un cambio di strategia» ma «un aggiustamento» che consente peraltro al gruppo di «rafforzare» il proprio sostegno all'economia reale. L'ad non anticipa i tempi della vendita del restante 18%: «Nessuna fretta, vedremo quando ci saranno le condizioni ambientali giuste».

Nel frattempo, i vertici dell'istituto di Piazza Gae Aulenti hanno anche un'altra missione da portare a termine: liberarsi gradualmente della zavorra dei Btp in portafoglio, non vendendoli sul mercato ma portandoli a scadenza. A fine marzo, Unicredit, senza Fineco, ne possedeva 54 miliardi, un quantitativo che è il più elevato tra le banche europee (e vicino ai 59 miliardi delle Generali). Per questo motivo, ha sottolineato Mustier, «provvederemo progressivamente ad allineare il quantitativo a quello dei nostri competitor» mantenendo però «l'impegno sull'Italia che non è mai stato così forte».

In totale il valore di bilancio dell'esposizione ai titoli di Stato al 31 marzo, precisa la nota della trimestrale, ammonta a 112,9 miliardi. Il 90% è concentrato su otto Paesi tra cui l'Italia che, con 58,7 miliardi, rappresenta il 52% del totale complessivo e circa il 7% del totale attivo del gruppo. Seguono la Spagna con 14 miliardi, la Germania con 11,1 e l'Austria con 6,3.

Gli analisti di Fidentiis, convinti che la cessione degli asset non sia terminata, si domandano se al prossimo turno toccherà alla quota in Mediobanca.

«Abbiamo solo sempre detto in passato che per noi è un investimento finanziario e non aggiungerò niente di più», ha detto ieri Mustier, lapidario.

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