Cronaca locale

Viva gli alpini, meno fashion più alla mano

di Antonio Ruzzo

Benvenuto agli alpini che sono ripartiti. Benvenute le penne nere del dovere, dell'aiuto e del ricordo che sfilano con poche parole e tanti applausi. Poche parole perchè, per questo popolo che non si perde in chiacchiere e che ha invaso Milano nel fine settimana, parlano i volti e parlano le mani. Facce semplici e sincere. Mani grandi, abituate a fare senza paura di sporcarsi, mani con le fedi al dito, che si stringono, salutano, mani che alzano i calici, che grigliano, mani che non si tirano mai indietro. E così' Milano s'innamora. Mette il cappello su un'Adunata che la fa diventare per un weekend meno metropoli e più provincia, meno fashion, meno fusion, meno trend e più alla mano. Che non la fa parlare in inglese ma in dialetto, in veneto, in molisano, in sardo e in siciliano. E forse un po' ci voleva in una città che nelle vie del centro spesso non cammina ma sfila, spesso arriccia il naso e spesso se la tira... Benvenuti alpini. Benvenute le loro tende che per un paio di notti fanno sparire balordi e spacciatori. Benvenuti vino, grappa e salamelle che fanno tanto festa popolare e fanno inorridire «sciure» e «millenial» che al calare della sera da queste parti santificano il rito dell'aperitivo tra sushi e tartine. Benvenuti tutti i 500mila dal primo all'ultimo. Con quelle facce lì, con quelle barbe lì lasciate così come sono mica taglio, crema, olio perchè la moda non vuole un pelo fuori posto. Benvenuti con le camicie a scacchi, con i gilet da pescatori, con i pantaloni che vestono larghi a spiegare che la moda conta ma la sostanza anche. Forse di più. Benvenuti con i cori e con le bande musicali, formidabile tradizione italiana che va scomparendo per lasciar posto ad una musica senza strumenti e senza anima dove un clic vale uno spartito e anni di studio. Benvenuti con il loro lavoro, con i mezzi, le cucine, gli ospedali da campo, che trasformano il Parco Sempione in una cittadella dove i milanesi fanno la coda per farsi le foto. Benvenuti con i loro «doni» che riconsegnano alla città il greto del Lambro completamente ripulito e un centinaio di querce piantate nel boschetto della droga a Rogoredo. Che sono un bel gesto ma sono anche il simbolo di ciò che si fa e di ciò che poi resta. Come tutte le penne nere che ieri da mattina a sera hanno attraversato il centro: soldati, reduci, giovani, anziani. Tutti insieme perchè questo è un popolo che non si perde mai di vista e ora che se ne sono andati un po' già mancano..

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