Economia

Eni ripensa la governance E vede il rialzo del greggio

Verso cda con scadenza differenziata. Descalzi: «Dal 2013, dieci miliardi dall'esplorazione»

Nuova governance in arrivo in casa Eni. Il Cane a sei zampe, in occasione dell'assemblea dei soci ha annunciato - per voce del presidente Emma Marcegaglia - che sta «valutando due possibili innovazioni per il proprio sistema di governo». Un piccolo colpo di scena per l'assise fiume svoltasi ieri a Milano e alla quale ha presenziato il 64,38% del capitale. Un fronte compatto che ha approvato sia il piano di riacquisto di azioni proprie per 400 milioni sia il bilancio: 4,2 miliardi gli utili e un dividendo da 0,83 euro per azione. Ai soci forti Cdp e Mef vanno quindi assegni da 777 e 130,7 milioni. Bene il titolo in Borsa: +1,26%.

Le novità di governo riguardano lo staggered board (il rinnovo parziale del consiglio, che in casa Eni scade tra un anno) e il sistema monistico di amministrazione e controllo. Lo staggered board, è una vecchia conoscenza in casa Eni essendo già stato incluso tra le proposte di governance avanzate nel 2011, e poi mai realizzate. Ora i tempi sembrano maturi per questo modello che, come ha spiegato la presidente, «consente la scadenza differenziata degli amministratori, assicurando in tal modo la conservazione delle competenze e delle esperienze maturate nel tempo, che possono essere compromesse dal rinnovo integrale dell'organo di amministrazione, specie in società complesse come Eni». Ma non finisce qui. Nelle intenzioni del gruppo ci sarebbe anche quella di adottare il sistema «monistico»: un modello, in cui, un singolo organo di amministrazione incorpora le funzioni di controllo e quindi prevede che l'amministrazione e il controllo siano esercitati rispettivamente dal cda, di nomina assembleare, e da un Comitato per il controllo sulla gestione. Ad andare in pensione è il collegio sindacale.

«Ci sono ancora aspetti da approfondire e alcune criticità da risolvere legate alla scarna disciplina normativa e alla ridotta esperienza applicativa nel nostro paese», ha spiegato Emma Marcegaglia: «Vorremmo aprire un dibattito per verificare se sussiste il necessario consenso per poi passare alla fase propositiva».

Nella lettera agli azionisti, l'ad Claudio Descalzi ha invece fatto il punto sul momento di mercato e sul «2018 positivo di Eni» sottolineando che «in questi anni il motore della crescita è stato innanzitutto l'esplorazione». Grazie alla strategia di «dual exploration model» (che prevede l'ingresso negli asset esplorativi per monetizzare le risorse attraverso la diluizione della partecipazione, mantenendo però il controllo delle iniziative ndr), «dal 2013 a oggi, Eni ha incassato oltre 10 miliardi di dollari», ha spiegato l'ad. Confermata la strategia di decarbonizzazione e il focus sulle rinnovabili con un obiettivo di 270 MW al 2022 solo in Italia (500 mw); nonchè l'attenzione verso i corsi petroliferi per i quali «permane il rischio di un gap tra domanda e offerta che guida, pur in un contesto di elevata instabilità, verso un rafforzamento dei prezzi nel medio termine», ha aggiunto il presidente.

Sul fronte oil proprio ieri Eni ha annunciato di aver scoperto un nuovo pozzo in Angola che si stima possa contenere nel complesso fino a 250 milioni di barili più un ulteriore potenziale da valutare.

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