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La manovra-bis è certezza Italia nel mirino dell'Europa

Moscovici: «Si devono rispettare gli impegni sul debito» Per le Fondazioni bancarie «lo spread è insostenibile»

La manovra-bis è certezza Italia nel mirino dell'Europa

Anche nell'Ecofin di ieri a Bruxelles il tema portante della discussione è stata la sostenibilità dei conti pubblici italiani. La conclusione del processo si avrà solo il mese prossimo con l'invio della lettera con la quale si inviterà l'Italia a una manovra correttiva pena l'apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo.

Le parole del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, non sono però suonate beneauguranti in quanto hanno incorporato le consuete critiche al vicepremier Matteo Salvini le cui dichiarazioni sulla volontà di sforare i parametri hanno messo in imbarazzo il pacato ministro dell'Economia Tria. «Quello che conta sono fatti, cifre e dati come gli impegni messi nero su bianco nel Programma di Stabilità dell'Italia, che è stato approvato dall'intero governo italiano, inclusi i vicepremier», ha sottolineato Moscovici. «Non vorrei dare al signor Salvini - ha aggiunto - il piacere di rispondergli: so quello che abbiamo concordato con l'Italia, certamente non che il debito salga al 140% del Pil, ma di tentare di stabilizzarlo». Insomma, secondo il commissario, «ci sono impegni che sono stati presi: lavoro con il governo e spero che siano pienamente rispettati».

Le elezioni europee mettono l'Italia al riparo dalla gogna per circa un mese. Poi, a seconda dell'esito delle consultazioni, il verdetto potrà essere più o meno duro. Al nostro Paese, in particolare, viene imputato di aver attuato una modesta correzione del deficit strutturale l'anno scorso (0,1% anziché 0,3%, mentre per il 2019 sono già previsti 2 miliardi di tagli automatici). Difficile pensare che questi ulteriori 3,5 miliardi mancanti possano essere chiesti quest'anno visto che prima di novembre non si insedierà la nuova Commissione, ma al momento non si può escludere che questo fardello si aggiunga agli oltre 10 miliardi di correzione che saranno imposti per il 2020. Le pressioni affinché Bruxelles si faccia rispettare dall'Italia sono molto forti: provengono soprattutto da Austria e Olanda. Berlino mantiene un profilo basso, ma l'allarme per il corso della politica italiana resta elevato.

L'esecutivo comunitario il 5 giugno presenterà analisi, valutazioni ed eventualmente decisioni, mentre l'Ecofin del 13 giugno a Lussemburgo sarà il momento del redde rationem. Il ministro Tria, il premier Conte e ieri anche Luigi di Maio hanno cercato di rassicurare l'Europa. Il ministro del Lavoro ha affermato che «M5s non voterà una legge di Bilancio che aumento il debito pubblico», ma pare più una mossa elettorale contro Salvini che ieri ha auspicato un ritorno all'epoca pre-1992.

Lo spread Btp-Bund ieri si è mantenuto stabile e si è fermato a quota 277 punti, ma il partito dei «responsabili» continua a registrare numerose iscrizioni. I richiami, ormai quotidiani, del Quirinale alla disciplina di Bilancio stanno facendo uscire allos coperte le «riserve» della Repubblica tra le quali il presidente uscente dell'Acri (l'associazione delle Fondazioni bancarie), Giuseppe Guzzetti che ieri era al passo d'addio. «Uno spread già oltre i 250 punti è per noi insostenibile», ha detto aggiungendo che «è facile dire slogan come l'Europa ci strangola e ci affama ma i dati parlano di difficoltà delle famiglie, di tassi dei prestiti più alti».

Un messaggio diretto a Salvini che con questo establishment dovrà, prima o poi, scendere a più miti consigli.

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