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Gigio, Piatek e Suso Passato lo spavento il Milan ci crede ancora

Donnarumma para un rigore al Frosinone Il Diavolo blinda l'Euroleague ma punta più su

Gigio, Piatek e Suso Passato lo spavento il Milan ci crede ancora

Milano La prima notizia documentata è la seguente: il Milan ha ieri raggiunto, aritmeticamente, l'Europa league. La seconda è che Gattuso è riuscito a collezionare il terzo successo consecutivo piegando la resistenza di un gagliardo Frosinone che ha avuto e sprecato l'occasione per mandare di traverso il pomeriggio ai 62 mila di San Siro. Donnarumma, il ragazzo prodigio, ha ripreso il Milan sul ciglio del burrone e l'ha portato in salvo respingendo come un gatto il rigore calciato da Ciano. Tiro col sinistro forte ma non angolato: Gigio è partito deciso sul suo lato preferito e ha dato una scossa benefica a tutti.

Perché a quel punto Gattuso (che afine partita confesserà: «spero di restaere quì») ha spedito nella mischia Cutrone per dare maggior peso e profondità al suo attacco e i frutti sono arrivati, maturi, in una manciata di minuti. Piatek, il polacco irriconoscibile del primo tempo, ha toccato il primo pallone utile su una mezza girata di Borini, finalmente protagonista di una giocata utile dopo aver sprecato almeno tre golose occasioni. Una sponda lieve ma sufficiente per indirizzare sul binario giusto la sfida che stava diventando l'ennesimo psico-dramma dei rossoneri. A quel punto solo un artista come Suso, finalmente uscito dal tunnel buio nel quale s'è cacciato per lunghi tratti della stagione, poteva inchiodare il 2 a 0 utile a cancellare da San Siro ogni fantasma. Lo spagnolo su punizione dal limite ha ritrovato il suo talento balistico. Ha già sbloccato il risultato col Bologna, ieri l'ha messo al sicuro. Si è svegliato forse con un pizzico di ritardo nonostante la fiducia di Gattuso che non ha mai pensato di metterlo da parte, nemmeno quando Castillejo ha firmato qualche perfomance di rilievo.

A quel punto c'è stato anche il tempo per tributare a un milanista di lungo corso (10 anni vissuti con grande professionalità), Ignazio Abate, il giusto riconoscimento. In partita ha commesso un peccato, provocando il rigore su Paganini che ha esaltato lo smalto di Donnarumma. Lo abbiamo visto in lacrime prima di cominciare, il volto rigato dall'emozione alla fine quando ha mostrato alla curva la sottomaglia con la scritta con il Milan nel cuore. Non gli hanno concesso, al pari di Zapata, il rinnovo contrattuale che pure sarebbe stato utile per conservare a Milanello un po' del dna societario. E invece, per via dell'anagrafe, sarà rimpiazzato da altro giovane esponente. Va bene la linea verde ma servono punti di riferimento nello spogliatoio. E Abate lo è stato pur avendo partecipato poco e avendo addirittura ricoperto, con onore, il ruolo di centrale difensivo.

Non è stato un Milan travolgente, bisogna sottolinearlo, per misurare la dimensione del successo che non può avere la dimensione del successo di ieri. Nel primo tempo ha incontrato difficoltà palesi nel costruire gioco offensivo anche per una serie di inefficienze che qui possiamo sintetizzare: 1) Piatek fuori dal gioco; 2) Borini l'unico a ricevere sbocchi offensivi; 3) centrocampo a secco di idee e anche di precisione nelle geometrie. Perciò Donnarumma e Suso alla fine hanno scavato la differenza.

A Ferrara, domenica prossima, non saranno sufficienti.

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